Test d’ingresso in medicina, caos a ‘Le Ciminiere’: striscioni nel piazzale antistante, studenti in protesta

Test d’ingresso in medicina, caos a ‘Le Ciminiere’: striscioni nel piazzale antistante, studenti in protesta

CATANIA – Questa mattina gli studenti e le studentesse del Coordinamento Universitario hanno occupato nello spiazzale antistante il centro fieristico “Le Ciminiere”, che a partire da oggi sarà utilizzato per ospitare i test d’ingresso per le numerose facoltà a numero chiuso della nostra città.

Con tanto di megafono, volantini e striscione dichiarano: “Il numero chiuso rappresenta una negazione del diritto allo studio perché esclude oltre un milione di studenti dalle università e in quanto tale deve essere rimosso a livello locale e nazionale. Noi studenti non possiamo accettare un numero tanto limitato e iper escludente di posti nei dipartimenti all’interno di un paese, l’Italia, che è al primo posto nelle classifiche internazionali per tasso di dispersione e abbandono scolastico“.

Roberta si sofferma sui meccanismi del test: “La dialettica del merito è un’illusione: le irregolarità sono numerosissime e non c’è nessuna equità, dal momento che non tutti possono permettersi di pagare i corsi di preparazione, i libri, le tasse necessari al superamento del test. Ancor prima di essere iscritti all’università gli studenti si vedono obbligati a sborsare ingenti somme di denaro in cambio di una scarsa garanzia del diritto allo studio mentre le università ricevono entrate multiple perché quasi tutti gli studenti, non avendo la certezza di superare il test per la facoltà desiderata, tentano la sorte in diverse sedi”.

Sara approfondisce l’aspetto economico: “Quello dei test d’ingresso è un vero e proprio business di milioni di euro, uno strumento di arricchimento per università e agenzie private di formazione. Forse è per questo che le prove di ammissioni sono considerate tanto inattaccabili. La spesa per i test d’ingresso, sommata a quella per i libri, per le tasse universitarie, per i trasporti e per l’affitto per i fuori sede pesano soprattutto su chi ha redditi medio-bassi, e poco su chi viene da famiglie agiate. Le borse di studio e i posti letto garantiti dalla regione non sono mai abbastanza. Si tratta di un dispiego di forze difficili da sostenere, ma soprattutto parliamo di fondi che l’Italia investe per chiudere le porte del diritto allo studio piuttosto che per migliorare le qualità delle nostre università: l’ennesima prova del fatto che siamo il tema della formazione e della ricerca non è sicuramente tra i più impellenti nelle agende parlamentari“.

Gli studenti tengono anche a sottolineare l’aspetto psicologico e sociale dei test: “Gli studenti, sin dal momento critico del primo approccio al nuovo mondo universitario, vengono spronati alla competizione tra di loro. Si ritrovano costretti a ipotecare il proprio futuro di fronte a delle scelte multiple da compilare in pochi minuti e la fortuna gioca un grosso ruolo. Questo genera ansia e voglia di sopraffazione sulle persone che si ritrovano a compilare quegli stessi fogli accanto a te”.

In conclusione: “Vogliamo dire a tutti che il numero chiuso non solo non tutela il diritto allo studio, ma è solo la punta di un iceberg fatto di innumerevoli problematiche del sistema universitario, dai tagli ai finanziamenti al divario tra università del nord e del sud, passando da un sistema di valutazione carente e malfunzionante. Crediamo che l’Università debba essere un luogo aperto a tutti, senza barriere né sbarramenti, in cui tutte e tutti possano accedere ai corsi che preferiscono”.