Sant’Agata, i luoghi del culto tra fede e storia

Sant’Agata, i luoghi del culto tra fede e storia

CATANIALungo le vie, dietro l’angolo o alzando appena appena lo sguardo. Basta poco per incontrare Sant’Agata. Le mura antiche della città raccontano la storia della giovane martire: la si vede scolpita sulle facciate delle chiese, dipinta sulle tele custodite dentro le basiliche a lei dedicate. Il centro storico sembra un enorme testo sacro, tutto da sfogliare, che incanta i catanesi affascinati dalla storia della loro patrona.

Secondo la tradizione, Agata sarebbe nata in via Lapidi, oggi via Museo Biscari, nel cuore della Civita. Lo testimonia una lapide fatta affiggere nel 1728: un altarino barocco in cui campeggia il busto marmoreo di Sant’Agata

Lapide di Sant'Agata

Ma poco o nulla rimane della casa agatina: una villa romana i cui ruderi, a più di 4 metri sotto il livello stradale, sarebbero stati inglobati dal monastero benedettino di San Placido, sorto in quello stesso luogo nel 1411.

Ma uno dei luoghi del culto agatino che più di qualsiasi altro affascina fedeli e curiosi e senz’altro il carcere. Una stanza angusta, ricavata nel secondo dei tre livelli del santuario della Chiesa di Sant’Agata al Carcere. Un lungo corridoio diviso in due zone, nell’ultima delle quali si apre una piccola finestra sormontata, all’esterno, da un bassorilievo raffigurante San Pietro che appare a Sant’Agata. In questa cameretta buia la giovane Agata fu rinchiusa prima di essere martirizzata

Carcere di Sant'Agata

Un’esistenza breve quella di Agata, ma intensa, fatta anche di piccoli miracoli. Nella chiesa che sorge su un massiccio frammento delle mura di Carlo V, c’è una nicchia che custodisce il blocco lavico su cui sono impresse le orme dei piedi della giovane martire. “E’ più facile che si rammollisca questa pietra, piuttosto che il mio cuore alle tue blandizie”. Dopo aver pronunciato queste parole a Quinziano, che la esortava a venerare gli dei pagani, le orme dei piedi di Agata si sarebbero impresse sul pavimento.

Orme dei piedi di Sant'Agata

La cella dove Agata trascorse la detenzione si trova nello stesso livello della cripta cimiteriale della Chiesa di Sant’Agata la Vetere (in via Santa Maddalena) che vi sorge alle spalle: la prima cattedrale di Catania fino al 1094 (al suo interno, durante l’anno, sono custoditi alcuni dei cerei di Sant’Agata). Nella cripta Agata venne processata prima di subire il martirio.

Piantina dei luoghi del culto agatino

La chiesa di Sant’Agata la Vetere è nata nello stesso luogo dove a Sant’Agata vennero recise le mammelle e dove venne pronunciata dallo stesso Quinziano la sentenza di morte. Non tutti sanno che l’altare della chiesa è allestito sul primo sarcofago della martire, all’interno del quale, per incontestata tradizione storica, sappiamo essere stato sepolto il corpo di Sant’Agata appena morta.

Dopo il trafugamento e il ritorno a Catania, le reliquie della patrona non tornarono più nella chiesa settecentesca, ma furono accolte nella cattedrale di piazza Duomo.

Un altro luogo legato al culto agatino è la Chiesa di San Biagio che si affaccia sui resti dell’anfiteatro romano, in piazza Stesicoro, conosciuta anche col termine Sant’Agata alla Fornace. All’ interno si trovano ancora i resti della struttura, la fornace appunto, dove Agata patì il suo ultimo supplizio, fu arsa viva. E’ possibile, inoltre, ammirare anche la tela che raffigura l’ultima tortura inflitta ad Agata, un dipinto del 1938 del pittore Salvatore Barona.