Comparto agrumicolo e colture subtropicali “a braccetto” con le giuste condizioni pedoclimatiche

Comparto agrumicolo e colture subtropicali “a braccetto” con le giuste condizioni pedoclimatiche

CATANIA – Il nuovo che avanza deve affiancare il vecchio. Basta questo per descrivere i progetti della Coldiretti, la maggiore associazione a livello nazionale che si prende cura dell’agricoltura italiana. Negli ultimi anni si assiste sempre di più alla tropicalizzazione del clima della nostra isola e quindi anche alla diffusione di piante tipiche, ma in realtà siamo testimoni di uno scenario molto più complesso.

Il fattore climatico ha la sua importanza, ma può influire sia in un modo che nell’altro. Le colture tropicali, come mango o avocado, inoltre non sono favorite del tutto da questo tipo di clima e le condizioni pedoclimatiche fanno tutta la loro parte.

Altri aspetti importanti per la diffusione e per la crescita di determinate colture sono l’irrigazione, e quindi l’acqua, la vocazione di determinate aree agricole e la giusta informazione, che non deve mai mancare. Andrea Passanisi, presidente della Coldiretti, spiega come negli ultimi mesi i tempi non siano stati proprio i migliori, in quanto è mancata la stagionalità della primavera.

“Il clima influisce in modo considerevole – spiega Passanisi – sulla crescita, sulla riproduzione e sull’allegagione delle piante. Ci sono circostanze in cui lo fa positivamente e altre, come questa annata, in cui lo fa negativamente. Il tema clima è fuorviante perché è una circostanza aleatoria. Oggi c’è bel tempo, domani non si sa e questo è un aspetto negativo per l’agricoltore. Quest’anno il clima ha influito negativamente perché nella nostra fascia subtropicale abbiamo una minima che scende a 0 gradi, mentre le massime superano i 44-45 gradi. In mancanza di condizioni pedoclimatiche, quindi clima, terreno e qualità dell’acqua, che influisce tanto sulla crescita della pianta e sulla produzione e riproduzione del frutto, sviluppare un impianto subtropicale comporterebbe il rischio di un alto fallimento. In questo senso in Sicilia ci sono zone in cui è possibile sviluppare colture sub-tropicali e altre in cui il rischio di fallimento è alto”.

L’informazione per il pubblico in merito a tutto questo è un’altra cosa fondamentale. Le colture tropicali raggiungono una buona estensione, ma i prodotti tipici della Sicilia, ovvero gli agrumi, devono essere difesi e in questo senso le iniziative imprenditoriali non mancano.

“Bisogna fare comunicazione e informare bene per poter crescere – conclude Passanisi –. In tutta la Sicilia noi abbiamo calcolato 500 ettari coltivati a frutti tropicali, mentre riguardo al comparto agrumicolo è vero che viviamo momenti altalenanti da un punto di vista commerciale, ma dall’altro lato abbiamo imprenditori coraggiosi e cooperative o aziende virtuose che stanno investendo tantissimo su arance e limoni, simboli della nostra terra. L’agricoltura si deve evolvere da un punto di vista organizzativo, studiando nuove cultivar che da un punto vista organolettico devono essere eccezionali, ma si deve trovare anche un modo di fare agricoltura, che prevede anche il fare squadra. Le colture subtropicali, se sviluppate nelle zone vocate da un punto di vista pedoclimatico, sono eccellenti e possono fare da traino agli agrumi. Standard qualitativo alto del frutto e buona comunicazione sono due punti cardine. Speriamo che la Regione Siciliana riconosca il nostro impegno, i nostri sacrifici e l’importanza dell”agricoltura in Sicilia”