Serie tv, la dipendenza: da semplice svago a malattia il passo è breve

Serie tv, la dipendenza: da semplice svago a malattia il passo è breve

CATANIA – Stare per ore e ore davanti a una televisione, a guardare decine di episodi di serie tv, per molti è diventata un’ambizione. Purtroppo, però, non si tratta di nulla di positivo.

Troppe persone mettono in primo piano nelle proprie vite l’inizio o il continuo di una serie tv, annientando così tutto ciò che li circonda. Nello specifico, i soggetti interessati sono gli adulti e, la stragrande maggioranza, ragazzi e bambini.

Nel caso di questi ultimi, ovviamente, la situazione è ancora più grave considerato che, proprio in quella fascia di età, è indispensabile interagire con altre persone per una sana crescita e non mettere il cervello in “modalità stand-by”, come invece accade.

Si tratta di un fenomeno che, ultimamente, sta trovando sempre più terreno fertile per la propria espansione e, se ciò si sta verificando, ahimè, parte della “colpa” sarebbe da attribuire a Netflix, società operante nella distribuzione di serie televisive.

Che sia “Star Trek”, “Il trono di spade” o “La casa di carta” non importa, a tutti piacerebbe rimanere immobili su un divano per scoprire cosa accade nella serie tv preferita. Il problema è l’atteggiamento che si assume in queste circostanze in cui entra in gioco il “self-control”, in italiano “autocontrollo”.

Dunque, chiudersi in una stanza, dimenticandosi del mondo, di sé stessi e del confronto con gli altri, quanto può essere dannoso?

A tal proposito è intervenuta ai microfoni di NewSicilia.it la psicologa catanese, Livia La Rosa: “La dipendenza da serie tv si operazionalizza nel fenomeno del Binge Watching, dove il soggetto si ‘abbuffa’ della sostanza desiderata, oggetto della dipendenza (in questo caso i vari episodi delle serie tv), in un ristretto intervallo temporale, ricevendone una gratificazione immediata.

La dipendenza – prosegue La Rosa – è stata riscontrata con una frequenza maggiore in soggetti con sintomatologia ansioso-depressiva. Fra le conseguenze più comuni ritroviamo: gli stati depressivi, l’alienazione dalla vita sociale e, in alcuni casi estremi, una dispercezione della realtà.

Un primo fattore protettivo è sicuramente l’informazione su una problematica che ancora non viene considerata tale.
Tra le prospettive di intervento, le psicoterapie sul craving (equilibrio tra desiderio e soddisfazione) si sono dimostrate efficaci nel trattamento delle dipendenze comportamentali”.

In conclusione, quindi, diventa necessario combattere la disinformazione, magari tramite una ipotetica campagna di sensibilizzazione, considerato che, come si è precedentemente osservato, il fenomeno del Binge Watching è parecchio sottovalutato.

Fonte immagine Pixabay