In Italia arriva il 5G, anche Catania “in corsa” per la nuova rete tra elettrosmog e incremento di tumori

In Italia arriva il 5G, anche Catania “in corsa” per la nuova rete tra elettrosmog e incremento di tumori

CATANIA – Continua a far discutere la nuova rete 5G che in tempi brevi dovrebbe essere introdotta in tutta Italia superando l’attuale 4G LTE. Se da un lato si parla di innovazione – il 5G infatti permetterà di usare la rete mobile dei propri smartphone a 360° – dall’altro c’è chi parla di danni per la salute.

Il pericolo sarebbe causato dall’elettrosmog, stiamo parlando dell’inquinamento magnetico.

Sulla questione ci siamo soffermati a parlare con il Comitato Cittadino Vulcania che da diversi anni ha deciso di affrontare la questione invitando l’amministrazione comunale del capoluogo etneo a non sottovalutare quanto potrebbe accadere a causa dell’eventuale installazione di microantenne. Il 5G, infatti, utilizza onde radio con altissime frequenze che possono raggiungere fino i 300 GHz. Le reti presenti attualmente su tutto il nostro territorio non permettono la propagazione del segnale. Ciò comporterebbe un incremento maggiore di ripetitori che, c’è da dire, non è certo risolvano il problema della velocità di rete che il 5G dovrebbe portare.

Il 19 giugno scorso, una mozione del Comitato Cittadino Vulcania, con a capo la presidente Angela Cerri, è stata inserita all’ordine del giorno. Oggetto della mozione era “l’esame ed espressione di parere sull’applicazione del principio di precauzione, prevenzione e salute pubblica relativamente alle B.T.S. (Stazione Radio Base), esposizione ai campi elettromagnetici, moratoria 5G, pianificazione territoriale urbanistico e redazione di un Regolamento Comunale”.

La mozione presentata e inserita, ripetiamo, nell’ordine del giorno, non è stata discussa e affrontata perché pare che alcuni consiglieri – dopo qualche ora dall’apertura del consiglio – siano andati via e, a causa di un minor numero di partecipanti – sarebbe stata sciolta.

“Il messaggio che vogliamo dare è che ci sono evidenze sulla correlazione tra onde elettromagnetiche e malattie cancerogene. Noi diciamo solo di fermarsi, per il momento, prima che sia troppo tardi, solo per fare degli studi e approfondire scientificamente, dimostrando e dando risposte – spiega ai nostri microfoni Angela Cerri – . Se ci dimostrano scientificamente che non fa male siamo contenti e la questione si chiude. Però, finché non ci saranno degli studi e delle analisi, indipendenti, noi andremo avanti con la campagna di informazione e sensibilizzazione sul problema. Un tema di grande attualità che ha attirato un numeroso e interessato pubblico. Noi continueremo con la nostra campagna di sensibilizzazione, andando a parlare con sindaci e amministratori, oltre che con i cittadini”.

Nei mesi scorsi sono stati organizzati incontri sia a Catania che ad Adrano, sempre nel Catanese, con esperti di fama internazionale in materia di tutela dell’inquinamento elettromagnetico. Si sono incontrati alcuni Sindaci dei comuni etnei e i cittadini per discutere sull’importanza di una regolamentazione volta a proteggere il nostro territorio divenuto ormai terra di conquista per la sfrenata ed incontrollata installazione di Stazioni Radio Base per telefonia mobile. Sono state occasioni per fornire informazioni utili alle amministrazioni e ai cittadini. Inoltre, in collaborazione con l’Università degli Studi di Catania, il Comitato Cittadino Vulcania sta portando avanti un progetto di studio e di ricerca sull’individuazione dei luoghi della mappatura delle installazioni degli hotspot wi-fi e attività di controllo e monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche nel quartiere Borgo-Sanzio, della città Metropolitana di Catania, preso come campione studio.

Da anni il Comitato segue la tematica a tutela della salute dei cittadini “ma sinceramente, nonostante i tanti riferimenti e dati scientifici, non ci saremmo aspettati da parte delle istituzioni delle comunicazioni video o fake news, che a nostro parere vanno a favore di interessi privati. Non è ammissibile che il settore delle telecomunicazioni immetta sul mercato prodotti e servizi wireless privi di test preliminari sugli effetti per la popolazione esposta”.

Il dato sconcertante è che il danno agli esseri umani e all’ambiente delle RF è già stato provato ancor prima che venisse proposta la rete 5G. Tantissime petizioni e appelli da parte di scienziati internazionali, tra cui l’Appello di Friburgo firmato da oltre tremila medici, hanno provocato una sospensione dell’espansione della tecnologia wireless e una moratoria sulla nuove stazioni base. Nel 2015, più di duecento scienziati di quarantuno paesi hanno comunicato il loro allarme all’ONU e all’OMS e hanno affermato che numerose pubblicazioni scientifiche recenti hanno dimostrato che i campi elettromagnetici (EMF) colpiscono organismi viventi a livelli ben al di sotto dei livelli limite indicati dalla maggior parte delle linee guida internazionali e nazionali. Studi scientifici internazionali dimostrano la pericolosità ma vengono “VOLUTAMENTE IGNORATI!”

Secondo recenti interviste, inoltre, pare che il Comune di Catania sia in corsa per portare avanti il progetto 5G nei quartieri della città, continuando ad ignorare il problema. Secondo le istituzioni il 5G è una tecnologia che, nel giro di pochi anni, potrà cambiare radicalmente le nostre vite, offrendoci servizi migliori e soluzioni innovative in diversi campi, dalla medicina ai trasporti. Ma qual è il prezzo da pagare?

“Si sta spingendo verso un cambio epocale in cui saremo H24/D7/G365, immersi in un campo magnetico permanente a frequenze anche di 3.4 milioni di volte più alte della frequenza naturale terrestre – continua il Comitato -. Le nuove emissioni dei sistemi 5G andranno a sommarsi alle emissioni di tutte le tecnologie precedenti – 2G, 3G, 4G, 4.5G – e la valutazione va fatta considerando le emissioni nella loro completezza. Manca completamente un piano di dismissione delle tecnologie più obsolete che resteranno operative e a cui la nuova tecnologia andrà ad aggiungersi. Inoltre si riporta il valore di attenuazione di 6 V/m stabilito in Italia con DPCM del 2003 e lo si confronta con i valori di altri Paesi, come Germania e Francia pari a 58 V/m. Nel pieno rispetto delle tecniche di disinformazione non viene fatta alcuna menzione al Decreto Legge n. 179/2012 (Decreto Sviluppo Bis del Governo Monti) che con Art. 14 comma 8 non solo rende inutili i limiti italiani ma rende la normativa italiana non omogenea alla normativa europea. Tale articolo indica che il valore che deve essere sotto i 6 V/m è il valore medio calcolato nelle 24 ore, la normativa europea richiede sia calcolato ogni 6 minuti e per la frequenza di 26 GHz (una delle frequenze 5G) ogni 2 minuti. Inoltre, si indica che le ARPA possono non eseguire misure ma estrapolare il valore medio sulla base dei dati storici e tecnici dell’impianto oppure farsi dare dai gestori i valori di potenza, purché rispettino i reali valori di utilizzo. In pratica, i limiti italiani sono più restrittivi solo sulla carta ma nella realtà i gestori sono praticamente liberi di emettere quanto vogliono per effetto dell’Art. 14 comma 8 D.L. 179/2012″.

Le parti interessate finora dal 5G sono state l’industria e i governi, mentre gli scienziati internazionali che studiano le radiazioni elettromagnetiche e che hanno documentato effetti biologici su esseri umani, animali, insetti, e piante e gli effetti allarmanti sulla salute e sull’ambiente in migliaia di studi peer-reviewed sono stati ignorati. La ragione dell’attuale inadeguatezza delle linee guida sulla sicurezza è che “i conflitti d’interesse degli enti regolatori, di cui su menzionati, minano l’imparzialità che dovrebbe governare la regolamentazione degli standard di esposizione pubblica per le radiazioni non ionizzanti”.

“Si continua a dire che con il 5G si faranno tante cose utili per i cittadini, si potranno connettere i contenitori dei rifiuti per segnalare se sono pieni o vuoti e gestire il percorso di raccolta (e serve il 5G per questo?); auto a guida autonoma, elettrodomestici in casa collegati e il Fix to Power che consente di non mettere fibra ottica negli edifici ma usare solo antenne a 26-28 GHz (le onde millimetriche) con una antenna sul palazzo in posizione ben definita e tante antennine una per alloggio che però devono essere collegate senza ostacoli rispetto alla antenna principale”.

Ultimo dato da segnalare è che nel dicembre 2018 l’Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e Ambientale ha richiesto l’accesso agli atti per sapere se il Ministero dello Sviluppo Economico avesse richiesto all’Istituto Superiore di Sanità e all’INAIL il parere sanitario sulla sicurezza delle esposizioni elettromagnetiche del 5G. “Il Ministero della Salute non rispondeva, così A.M.I.C.A. ha fatto ricorso all’ufficio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Finalmente sono arrivati i documenti richiesti e l’Associazione ha potuto constatare che non è stato richiesto dal Governo alcun parere sanitario sul 5G ai sensi della Legge di Riforma Sanitario 833 del 1978″, ci spiega la Cerri.

In particolare, “l’INAIL dichiara di non avere alcuna documentazione sulla sicurezza del 5G; il Ministero della Salute dichiara di non essere stato interpellato sulla sicurezza del 5G dal Ministero dello Sviluppo Economico prima della vendita delle frequenze del 5G e che anche il Consiglio Superiore di Sanità non si è interessato del problema. Il Ministero dello Sviluppo Economico risponde che la documentazione richiesta (il parere sanitario) non è di sua competenza. L’Istituto Superiore di Sanità dichiara di non aver prodotto alcun parere sanitario ma di aver risposto all’AGICOM che richiedeva la semplificazione delle procedure di installazione delle nuove antenne 5G”.

Se i piani per il 5G delle industrie delle telecomunicazioni andranno in porto, le persone, gli animali e le piante sul pianeta non saranno in grado di evitare l’esposizione, ventiquattro ore al giorno, trecentosessantacinque giorni l’anno. “I livelli di radiazioni RF saranno da decine a migliaia di volte più alte di quelle attuali, senza alcuna possibilità di rifugiarsi in nessun luogo del pianeta”.

Il Comitato, per l’ennesima volta, “invita e sollecita l’Amministrazione comunale a non sottovalutare il problema, nell’interesse generale, guardando anche alle generazioni future, e di adoperarsi fattivamente e con tempestività per intraprendere le giuste precauzioni sull’individuazione dei luoghi della mappa delle installazioni degli hotspot wifi nella città di Catania e riconoscere il problema dell’elettrosensibilità, non solo per l’impatto economico e sociale, ma anche soprattutto sanitario”.

Intanto operatori telefonici come Vodafone e Tim, hanno già annunciato l’accensione di antenne 5G in ben cinque città italiane: Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli. La nuova era sembra davvero alle porte e l’aumento del rischio di tumori al cervello, al nervo vestibolare e alla ghiandola salivare – a causa dell’uso assiduo di cellulari – sembra davvero essere confermato. Gli studi della ricerca medico-scientifica parlano chiaro: il pericolo esiste ed è fondato.

Fonte immagine in evidenza NoGeoingegneria; per le altre foto si ringrazia il Comitato Cittadino Vulcania