Allo Stabile di Catania, Andò in “Good People” di Lindsay-Abaire

Allo Stabile di Catania, Andò in “Good People” di Lindsay-Abaire

Roberto Andò sceglie le periferie americane descritte dal premio Pulitzer 2007 Lindsay-Abaire per dirigere la coppia formata da Michela Cescon e Luca Lazzareschi. Alla sala Verga dal 9 al 25 gennaio, infatti, arriva la coproduzione che vede in prima linea il Teatro Stabile di Catania – diretto da Giuseppe Dipasquale, in sinergia con Fondazione Campania dei Festival, Zachar Produzioni e Napoli Teatro Festival- nello spettacolo “Good people“.

Chi sono queste “brave persone evocate da un titolo così emblematico? E cos’è, dunque, la bontà? Per affrontare questi interrogativi il regista, che ha anche curato la traduzione insieme a Marco Perisse, decide di portare in scena Margie Walsh -interpretata da Michela Cescon– nuovamente licenziata a causa dei suoi continui ritardi e Luca Lazzareschi nei panni del misterioso Mike, vecchia fiamma della donna e suo caro amico, che ha fatto successo e si è creato una nuova vita. «Margie è un’eroina del segreto e della fatalità. Leggendo questa pièce sono rimasto affascinato dallo spessore dei personaggi, tutti credibili, tutti immersi nell’alto grado di verità della sua protagonista» spiega il regista palermitano Roberto Andò.

La pièce si svolge a Southie, sobborgo povero e periferico di Boston, dove è cresciuto lo stesso autore. La scena si apre su Margie che, nel tentativo disperato di trovare una nuova occupazione, pensa di chiedere aiuto a Mike. Mike, apparentemente sicuro e arrivato, sarà in grado di rispondere a Margie e affrontare, ritrovandola, le sue umili origini? E Margie, riuscirà a trovare una soluzione ai suoi problemi senza mettere a rischio quel poco che possiede?

«”Good people” – spiega il regista – è un testo in cui l’autore riesce a schivare ogni espediente convenzionalmente conflittuale, da quello del razzismo (eppure la Boston in cui si muovono i suoi protagonisti ne sarebbe uno specchio dolente) allo scontro di classe, lasciando che la partita si giochi sempre su un piano più profondo». Lo spettacolo diventa uno scambio continuo tra chi “ha” e chi “non ha”, un continuo confronto sulla “fortuna”, sulle famiglie, sul destino. “Good people” ci parla di divisione tra classi sociali, di caratteri, destini e fortune. Che rimettono in gioco, in base alle visioni, il concetto stesso di “brave persone”.