Nicola Costa racconta la contemporaneità e le contestazioni di Pier Paolo Pasolini in “Solo l’amore conta”

Nicola Costa racconta la contemporaneità e le contestazioni di Pier Paolo Pasolini in “Solo l’amore conta”

CATANIA – La poesia, la bellezza delle parole e la contemporaneità del pensiero di Pasolini insieme alla sua rivoluzione intellettuale, gli scandali e l’omicidio, ancora oggi a distanza di oltre quarant’anni da quel 2 novembre 1975 un mistero volutamente irrisolto, rivivono, sul palco della Sala Chaplin, in replica fino al 7 luglio, per mano degli allievi del “Centro Studi Teatro e Legalità” diretti da Nicola Costa.

Raccontare Pasolini, senza cadere nei luoghi comuni affrontando tematiche letterarie, sociali e di costume puntando l’attenzione al rapporto dell’intellettuale con il capitalismo e con la politica intesa come arma di distruzione contro la società non è affatto semplice ma Nicola Costa con lo spettacolo “Solo l’amore conta” racconta la posizione dell’autore degli “Scritti Corsari” di fronte al sistema fintamente democratico, l’informazione pilotata di quei giornalisti legati alla legge del più forte, l’emozione delle prime scritture e i complicati rapporti familiari e interpersonali che in un quotidiano come il nostro è esempio di contemporaneità e analisi antropologica del momento storico che stiamo vivendo intrappolato tra borghesia e sottoproletariato.

Ben quindici gli attori sul palco, che in una scena essenziale con perfetti dialoghi tra i vari protagonisti stimolano il pubblico presente, meritatamente generoso negli applausi, a reagire e non essere una numero in mano nella logica politica del nostro Paese travolto dai diversi eventi, che ieri come oggi cercano di cambiare quella società che resta uguale e immobile affinché la sensibilizzazione sociale non prevalga sulla legge del più forte. Un testo di denuncia dal finale importante, scritto dallo stesso Costa, che senza orpelli o artifici vari delinea perfettamente la figura di Pasolini e della sua morte annunciata e provocata dallo stesso autore per colpa di frequentazioni poco raccomandabili, per un omicidio di chiara identificazione fascista.

Gli interrogativi sulla morte dello scrittore, interpretato da un giovane ma convincente Marco Sambasile supportato da Maria Anselmi, Angelo Ariosto, Lucia Barbera, Marina Boccafoschi, Angela Carletta, Rosa, Daniele Dimartino, Marice Fiorito, Gaetano Gulisano, Noemi La Cava, Caterina La Rosa, Sonia Malafarina, Livio Milazzo e Maria Patanè, si riversano nella scelta di dare voce al popolo della borgata da sempre escluso dai riflettori della letteratura e della cultura lanciando una sfida che diventa un contributo importante per un teatro visto come puro strumento di riflessione.