La politica online: tra dirette Facebook e tweet virali

La politica online: tra dirette Facebook e tweet virali

CATANIA – I rappresentati politici, a prescindere dallo schieramento a cui appartengono, sembrano passare più tempo sui social network che nelle sedi istituzionali. Ma cosa c’è dietro l’uso frenetico delle nuove piattaforme?

In un periodo di crisi delle ideologie e dei sistemi democratici, i partiti contemporanei influenzano il proprio elettorato in maniera pubblicistica. Significa che i leader puntano a condizionare il proprio elettorato attraverso l’utilizzo di strategie analoghe a quelle del marketing.

La professoressa Rossana Sampugnaro, docente di Sociologia politica all’Università di Catania e autrice di molte ricerche sulle campagne elettorali, ci spiega cosa sta succedendo nel panorama politico nazionale e come i principali partiti di governo e opposizione strutturano le strategie di comunicazione: L’attenzione alla piattaforma digitale rischia di farci perdere di vista alcuni elementi delle campagne postmoderne che alternano un utilizzo intenso dei social network e strumenti più tradizionali di mobilitazione elettorale. Basti pensare ai due partiti di governo: coniugano al meglio l’azione territoriale e la strategia digitale“.

Il Pd è quello che risulta essere più debole sul territorio, con una rete organizzativa territoriale “scarnificata”. Quali sono i motivi di tale crisi?

È difficile trovare una causa unica… La riduzione dei fondi pubblici incide sulla persistenza di una rete territoriale e sul finanziamento di campagne di comunicazione sui social o sul territorio. La conseguenza evidente è che i membri del partito democratico sembrano incapaci di trovare degli elementi chiave su cui puntare in maniera coesa. In questo Lega e Movimento 5 Stelle sono molto bravi. La prima è riuscita a fare del tema della sicurezza un cavallo di battaglia. Il secondo si è portato avanti grazie alla lotta sui temi come il reddito di cittadinanza. I due partiti si collegano indissolubilmente a dei temi producendo ownership, un legame esclusivo tra un partito o un leader e un problema o un’area tematicaNon si tratta di questioni ideologiche, ma della capacità di diventare una sorta di garante della risoluzione di un problema che gli elettori ritengono importante“.

Quale altro elemento caratterizza la recente campagna per le Europee?

Sicuramente l’utilizzo della intimate politics: la condivisione di momenti intimi e non istituzionali ‘umanizza’ il politico con il quale l’elettore si identifica e ripone, maggiore fiducia. Anche in questo caso Salvini è colui che fa maggior uso di questa pratica, al contrario di Di Maio che mantiene un atteggiamento più istituzionale“.

Anche il professor Davide Bennato, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, ci aiuta a capire le maggiori differenze in campo comunicativo che ci sono tra i tre principali partiti.

Secondo l’analisi del professore, la Lega impegna numerose risorse per rafforzare lo status quo di partito di governo. Nel fare ciò è palese l’impegno in termini economici. Infatti, per il docente, non solo investe più di tutti gli altri nelle campagne pubblicitarie social, ma anche nell’utilizzo dei bot automatici che servono ad amplificare sempre gli stessi messaggi, fino a farli diventare virali.

Per Bennato anche l’alleato di governo M5S fortifica la sua posizione attraverso i social, puntando sulla capacità di creare maggiori interazioni con il proprio elettorato grazie al costante utilizzo della call to action.

Il Pd, invece, conclude il professore, si conferma come partito di opposizione, unico elemento unificante. Dal punto di vista della comunicazione e della strategia è quello che presenta maggiori carenze. Il tono e i contenuti che vengono trasmessi dai rappresentanti di sinistra, quello che scaturisce è chiaro: la mancanza di una strategia comune.

Sembrano tutti più concentrati nel mettere a segno la migliore strategia comunicativa, senza badare alle reali tematiche che andrebbero affrontate sul piano politico.