Il 2014 della politica siciliana: inchieste, riforme fallite e valzer di poltrone ma nessuna svolta

Il 2014 della politica siciliana: inchieste, riforme fallite e valzer di poltrone ma nessuna svolta

PALERMO Il 2014 di certo non è stato un anno noioso per la politica siciliana. Il vulcanico presidente della Regione Rosario Crocetta, in soli due anni, ha cambiato già tre compagini governative e annunciato roboanti rivoluzioni che, sinora, non hanno sovvertito l’andamento della macchina amministrativa e della vita dei cittadini.

L’anno solare della politica isolana si è aperto. a gennaio, con una inchiesta della Corte dei conti sulle spese pazze dell’Ars dopo quella aperta dalla procura di Palermo che ha visto coinvolti 97 tra onorevoli, ex onorevoli, segretari e portaborse.

I fondi destinati al funzionamento dei gruppi parlamentari sarebbero stati usati per acquistare anche borse di marca, cravatte, profumi e pernottamenti in hotel lussuosi. La procura ha acceso i riflettori su circa 10 milioni di euro spesi illecitamente.

A fine gennaio il Muos aggiunge un altro importante tassello alla sua travagliata storia: le tre parabole vengono installate tutte in posizione. L’impianto di comunicazione satellitare statunitense, fortemente avversato dalla popolazione, era stato oggetto anche degli strali di Crocetta che aveva – appena insediatosi – revocato le autorizzazioni già rilasciate per la costruzione del Muos.

A marzo, dopo i proclami del presidente in televisione (in particolar modo all’Arena di Giletti), la Regione vara la legge che istituisce i liberi consorzi abolendo le province isolane, in tutto nove. L’impianto prevede l’istituzione di tre città metropolitane (Catania, Messina e Palermo) però sino ad adesso il tutto si è rivelato un flop.

Con i continui commissariamenti delle province la riforma è naufragata e si è chiesto da più parti il recepimento della legge Delrio. Eravamo i primi, sulla carta, ad abolire le province e adesso è finita – come si dice a Catania – “a farsa”.

Il grande valzer messo in piedi da Crocetta ha preso il via lo scorso aprile quando è nato il Crocetta bis: il secondo governo regionale, nato per le logiche politiche del rimpasto, ha visto in squadra Salvatore Calleri. Roberto Agnello, Giuseppe Bruno, Nico Torrisi, Paolo Ezechia Reale a cui si sono aggiunti i confermati Michela Stancheris, Nelli Scilabra, Patrizia Valenti, Mariarita Sgarlata, Lucia Borsellino e Linda Vancheri.

Particolarmente divertente la faccenda della nomina di Antonio Fiumefreddo, in quota Drs, ad assessore ai Beni Culturali. L’ex avvocato di Raffaele Lombardo è stato bersagliato dalle critiche e ha rinunziato all’incarico con uno scambio epistolare che rimarrà negli annali della politica con il presidente Crocetta.

Fiumefreddo ha scritto, in periodo pasquale, che la sua sofferenza era come quella di Gesù e ha aggiunto che “a questa consapevolezza si aggiunge la mia fede, che è il Credo in Gesù, figlio di Dio nato dalla Vergine, crocifisso morto e resuscitato, cosicché l’indicibile dolore provocatomi in questi giorni è piccola croce rispetto a quella imposta al Cristo, ma completa, umilmente, quelle sofferenze sante mentre sono già beati quanti sono perseguitati a causa della fede, e quanti perseguono la giustizia. Che tutto ciò, poi, avvenga nella settimana della Passione, è un privilegio di cui non sono degno”.

La risposta di Crocetta è stata sempre sul filo ecumenico: “Ho sofferto insieme a te in questi giorni, con la consapevolezza di vivere il dolore espiatore e catartico della settimana santa. La sofferenza ci purifica e ci rafforza”.

Intanto con i primi caldi di maggio arriva una bomba su un personaggio storico e chiacchierato della vita politica siciliana: la condanna a sette anni di reclusione nei confronti di Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa.

A luglio si è aperta la vicenda Eni. Il colosso petrolifero, venendo meno agli accordi, ha fatto dietrofront al piano di investimenti di 700 milioni previsto scatenando la mobilitazione dei sindacati e dei lavoratori.

Ma durante l’estate ha tenuto banco il Piano Giovani e il suo fallimento. La misura doveva servire per dare opportunità lavorative ai giovani siciliani attraverso un sistema di incroci con le aziende, il cosiddetto click day, che invece è stato ribattezzato “flop day” per il malfunzionamento del sistema.

Nel mirino è finito il giovane assessore alla Formazione Nelli Scilabra. Sono volati stracci alla Regione con uno scambio incrociato di accuse tra la stessa Scilabra – difesa a spada tratta da Rosario Crocetta – e la dirigente Anna Rosa Corsello, con tanto di inchieste giudiziarie in corso sugli affidamenti milionari alle società che si sono occupate del sistema.

Dagli scricchiolii sul Piano Giovani è montato il malcontento dei deputati del Pd. Il partito di governo si è spaccato tra cuperliani, ostili a Crocetta e pronti al rimpasto, e renziani, più “colombe” e dialoganti.

La tensione è andata avanti per settimane: Cracolici, Digiacomo, Raia, Marziano e tanti altri hanno sparato a zero sul governatore e paventato più volte il ritorno alle urne. L’opposizione ha cercato, attraverso una mozione di sfiducia, di far cadere Crocetta ma soltanto dopo lunghe trattative si è evitato il peggio (per il presidente).

Crocetta ha trovato la quadra con il Pd e ha dato il via, a novembre, all’ennesimo rimpasto. Dolorosi gli strappi con Mariarita Sgarlata, sostituita dall’assessore, per nemmeno un mese, Piergiorgio Gerratana, nominato nella logica delle strane elezioni di Rosolini e Pachino.

Si è anche consumato, proprio agli albori del Crocetta ter, il divorzio tra Luca Sammartino e Lino Leanza. Il primo è rimasto con i suoi fedelissimi in Articolo 4, mentre il secondo (che aveva creato il movimento) ha fondato Sicilia Democratica.

A fine anno un’altra grande grana per il presidente: l’autorizzazione concessa dal decreto Sblocca Italia per le trivellazioni. Crocetta ha affermato che “con le royalties incassate dalla Regione si avrebbero 500 milioni di euro l’anno”. Un grande fronte ambientalista e politico si è aperto a difesa delle coste e del mare siciliano, anche perché l’autorizzazione a trivellare sarebbe il contrappasso pagato dal governatore per salvare l’impianto Eni di Gela.

Il 2014 si chiude con la grande incognita del bilancio da approvare e le polemiche sul nuovo mutuo milionario stipulato dal neo assessore all’Economia Baccei. Un anno indubbiamente ricco di avvenimenti e grandi temi ma di poca concretezza per i cittadini siciliani.