CMC: teorie e funzionamento

CMC: teorie e funzionamento

Oggi la CMC, ovvero la “Comunicazione Mediata dal Computer”, è parte integrante delle nostre vite. Negli anni, tuttavia, si sono succedute varie teorie in merito alla possibilità di comunicare tramite interfacce digitali (computer, tablet, smartphone, smartwatch, ecc.). Innanzitutto, occorre dire che la CMC si suddivide in sincrona e asincrona. Nel primo caso avviene tramite programmi, oggi diremmo “applicazioni”, di messaggistica istantanea (es. WhatsApp, Messenger, Telegram, ecc.) ed è paragonabile per tempi e modalità alla comunicazione telefonica o faccia a faccia, seppur priva di indicatori paralinguistici: intonazione, postura, mimica facciale e altri. Nel secondo caso non c’è simultaneità tra emittente e destinatario; accade nell’utilizzo di programmi di posta elettronica, in forum, newsgroup, mailing list, blog e social network, anche se negli ultimi è presente una commistione con la variante sincrona. La CMC può essere uno a uno, uno a molti, molti a molti (es. gruppi WhatsApp) e venire arricchita da foto, video, audio, animazioni ed emoji.

Negli anni ’80 è stato inaugurato il filone di studi denominato RSC (Reduced Social Cues) che pone al centro della sua indagine la mancanza, nella CMC, di indicatori paralinguistici. Per gli studiosi RSC la CMC si manifesta in una situazione di “vuoto sociale”, che ha come conseguenze la “deindividuazione” degli utenti, ossia l’utilizzo dell’anonimato, e il “flaming”, vale a dire un episodio di litigio online, un malinteso, dovuto al fraintendimento fra gli interlocutori.

Il superamento della teoria RSC avviene negli anni ‘90 con la SIDE (Social Identity Deindividuation Theory) che concentra la propria attenzione sulle questioni relative all’identità, divisa in senso goffmaniano tra individuale e sociale. La prima è rappresentata da ciò che uno è nella propria unicità; la seconda dai diversi ruoli interpretati nella società (è importante qui il concetto di “faccia” elaborato da Erving Goffman) che, nella CMC, traspaiono da alcuni elementi, come ad esempio la firma posta in calce a un’email, un certo modo di scrivere, il dare del “tu” o del “lei” all’interlocutore, ecc.

Il terzo approccio è detto SIP (Social information Processing Perspective). La SIP sostiene che la CMC non sarebbe affatto meno “efficace” della comunicazione faccia a faccia, ma solo meno “efficiente” (è più lenta e come già sostenuto dai teorici della RSC può portare a fenomeni di flaming).

L’ultima teoria è chiamata Hyperpersonal. Secondo questa, le interazioni si verificano in modo “più stereotipicamente sociale”, nel senso che quando comunicano online gli individui sono consapevoli delle caratteristiche del mezzo e quindi adeguano il loro modo di esprimersi ad esso. Ad esempio, nella CMC, al contrario della comunicazione faccia a faccia, è possibile controllare le impressioni, scegliere quali parole usare, cosa raccontare di si sé o nascondere; ne deriva una “presentazione ottimizzata” del sé.

Le teorie servono a dare un frame interpretativo per la comprensione del funzionamento della Computer Mediated Communication. È innegabile che essa, a partire dall’avvento del World Wide Web nel 1991, si sia diffusa in maniera capillare tra la gente, costituendo un ponte tra mondo offline e online.