“Le anime del nespolo” un viaggio emozionale nella casa dei Malavoglia

“Le anime del nespolo” un viaggio emozionale nella casa dei Malavoglia

CATANIA – L’autrice Antonella Sturiale e l’attore e regista Francesco Russo insieme alla Compagnia “I nevica fuoco” sul palco del Canovaccio con lo spettacolo “Le anime del Nespolo”, tratto dal libro “Si può fare” ultima creatura letteraria della Sturiale, scrivono un atto d’amore e d’impegno verso la conservazione del patrimonio drammaturgico siciliano reinterpretando in modo innovativo ed intelligente le amare disavventure dei “Malavoglia”.

Un teatro di narrazione che diventa la voce del mare di Trezza e degli abitanti della casa del Nespolo lontano dai luoghi comuni, con cui sono state di solito rappresentate le vicissitudini della famiglia Toscano, evocate dalla curiosità di una turista settentrionale, interpretata da una brava Iolanda Fichera, che pian piano dalle pagine del libro di Verga prendono vita raccontando con le loro umanissime emozioni il dolore straziante di una sopravvivenza difficile la cui unica speranza o illusione è affrancarsi da un destino di uomini vinti.

In una scena scarna i vari personaggi si avvicendano sul palco vestiti dalle splendide musiche inedite di Alessandro Cavalieri, che insieme alla superba voce di Agata Raineri ha saputo sottolineare, tra pathos e poesia, ogni passaggio dell’intenso atto unico dal momento corale al monologo con diversi generi dal sound forte e delicato allo stesso tempo, interpretato dagli ottimi attori Saro Pizzuto (il guardiano), Agata Raineri (Agatha), Iolanda Fichera (la visitatrice), Maria Rita Leotta (la cugina Anna), Marco Arena (Alessi), Francesco Russo (Bastianazzo e Padron ‘Ntoni), Marisa Giannino (Maruzza La Longa), Alex Caramma (‘Ntoni), Domenico Fiore (Luca), Chiara Viscuso (Mena), Valeria Treccarichi (Lia).

L’eccellente regia di Francesco Russo punta ad evidenziare gli eventi più significativi della famiglia Toscano distrutta dall’oscura fatalità che emoziona e coinvolge al punto tale che basta chiudere gli occhi per sentire il suono e il profumo del mare di Trezza e il rumore delle onde infrangersi sulla chiglia della nave Provvidenza, delimitando il confine tra la terra e il mare ovvero tra la vita  e la morte per uno spettacolo che non si può non applaudire.