Mercato come “laboratorio”, partecipazione e naturalezza come stile di vita: la comunità senegalese in Sicilia

Mercato come “laboratorio”, partecipazione e naturalezza come stile di vita: la comunità senegalese in Sicilia

CATANIA – Li identifichiamo spesso come i “neri d’Africa”, gli individui dai variopinti abiti in giro per i mercatini o i venditori che, con il loro sorriso contagioso, ci chiamano simpaticamente “bello/a” per strada, ma dietro i loro volti allegri nascondono vicende incredibili: si tratta dei membri della comunità senegalese in Sicilia.

Esiste una lunga storia di relazioni tra il Senegal, nel cuore del continente africano, e l’isola più grande del Mediterraneo, ma pochi sono consapevoli dell’intesa che si è instaurata nel tempo tra i due Paesi e le loro rispettive popolazioni. Da dove iniziare a conoscere il mondo siculo-senegalese se non dal “laboratorio di cittadinanza” di molti membri della comunità, ovvero il mercato?

Questo è il luogo dove ogni giorno cittadini di qualsiasi età e origine si recano per effettuare i loro acquisti e, quasi senza esserne consapevoli, entrano in contatto con la varietà etnica sicula, ma è anche il “campo” su cui la popolazione straniera apprende usi e costumi della terra in cui ha scelto di vivere.

Lo conferma Aida Fall, commerciante ambulante “itinerante” e protagonista del libro “Al mercato con Aida” (della ricercatrice Brigida Proto). Le piazze e le bancarelle all’aria aperta sono i luoghi in cui la donna, vicepresidentessa dell’associazione della sua comunità a Catania, ha conosciuto realmente la Sicilia e i suoi abitanti.

Aida si descrive come una “donna di frontiera” e, nella sua vita quotidiana, cerca di vivere dignitosamente e mantenere la sua indipendenza in un angolo di mondo che, anche se lontano dal suo luogo d’origine, è ormai casa sua: “La Sicilia per me è terra di tutti, dichiara con il sorriso sulle labbra.

Giunta in Italia dai primi anni Duemila, con il tempo la senegalese è diventata un punto di riferimento per la sua comunità e una delle principali portavoce delle gioie, ma anche dei disagi, dei suoi connazionali residenti nell’isola.

Nelle sue testimonianze, piene di forza e auto-ironia, racconta delle sorprendenti amicizie strette in Sicilia e del suo percorso di crescita personale, ma non dimentica di parlare di intoppi burocratici, pregiudizi, notti trascorse in auto per guadagnarsi da vivere onestamente e disavventure o di fare critiche costruttive alle istituzioni che a volte hanno ostacolato il suo viaggio e quello di tanti come lei.

Aida, tra alti e bassi, sembra comunque molto felice in Sicilia. Ma cosa pensa dei preconcetti sulla comunità senegalese e sul significato dell’integrazione al giorno d’oggi?

“Per me integrazione – dice – vuol dire incontro e partecipazione. Ciò che mi addolora a volte sono i pregiudizi di alcune persone: in tanti, per esempio, pensano che i senegalesi vendano solo merce contraffatta e che non paghino le tasse. Per avere il permesso di soggiorno abbiamo bisogno di un reddito e questo lo possiamo ottenere solo lavorando regolarmente. I disonesti esistono ovunque, ma anche le persone perbene”.

L’immagine che viene fuori da questa dichiarazione va ben oltre quella negativa “costruita” dall’atmosfera di odio che talvolta ostacola il dialogo e genera incomprensione: la comunità senegalese di Catania, infatti, è attiva, pronta a mettersi in gioco e desiderosa di integrarsi con gli abitanti autoctoni superando pacificamente le differenze.

“I senegalesi sono un gruppo bellissimo, molto naturale: poche parole ma significative e ricche di sentimenti positivi quelle di Aida, che rappresenta un volto del popolo africano che mette a tacere ogni stereotipo negativo e mostra una comunità da scoprire giorno per giorno e accettare come amica e alleata della Sicilia.