Taormina, tuffo a mare e le imprese da leggenda di Chico Scimone

Taormina, tuffo a mare e le imprese da leggenda di Chico Scimone

TAORMINA – Ancora pochi giorni e l’1 gennaio 2015 si festeggerà l’Anno Nuovo con il “CorriCapodanno a Taormina” – Trofeo Chico Scimone – 40° «Tuffo a mare e corsa», organizzato dall’Asd Marathon Club Taormina di Carmelo Mobilia. Una podistica di 7,380 km dalla Baia di Villagonia a Taormina che vedrà alla partenza più di 200 atleti provenienti da tutta la Sicilia.

E tre mesi dopo, il 9 aprile, saranno trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Chico Scimone, simbolo e ambasciatore di Taormina, colui che inventò questo rito beneaugurate del tuffo a mare all’alba del 1974.

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Una vita da romanzo quella di Chico Scimone, con lui si è chiusa la prima Era dei Master di atletica leggera nel mondo. Autentico miracolo della natura, è stato un uomo poliedrico e di una vivezza contagiante: suonava tutte le sere il pianoforte al «San Domenico Palace Hotel» di Taormina, da ragazzo il nuoto e la corsa, poi la maratona, la marcia, la scalata ai grattacieli. Nato a Boston il 17 novembre 1911 e di venerdì, aveva diciotto mesi quando i suoi genitori ritornarono nella «Perla dello Jonio», dove è vissuto sino all’età di 17 anni. Di nuovo negli Stati Uniti, dai 18 ai 38 anni, Chico veniva sempre a Taormina per trovare la famiglia e qui nel 1953 aprì con il fratello Egisto il night-club «La Giara». Nel marzo di quell’anno si giravano le scene del film «Non vogliamo morire» e una sera la troupe si riversò nel locale, iniziò così la breve storia d’amore con l’attrice Aurora de Alba, spentasi il 24 febbraio 2005. Galeotti furono i ritmi sudamericani, suonati al piano dallo stesso Scimone. Il loro matrimonio nel Duomo di Taormina dopo pochi mesi e la sfilata degli sposi sul carretto siciliano nel corso Umberto fecero epoca.

Il ritrovo notturno «La Giara» acquistò ben presto fama internazionale, frequentato da celebri attori come Ava Gardner, che ballava sempre a piedi nudi; Rita Hayworth, che poi si doveva accompagnare a braccia in albergo, perché prendeva sbronze solenni; la celebre coppia Liz Taylor – Richard Burton; Gregory Peck, Peter Ustinov, Peter O’ Toole. Tra i personaggi, negli anni ruggenti de «La Giara», anche Lucky Luciano, il boss di Cosa nostra americana, esiliato in Italia come indesiderabile. Nella storia della vita di Chico si narra pure che si sarebbe esibito al Copacabana di New York, il celebre locale di Frank Costello, uno dei grandi boss.

Così Chico Scimone amava ricordare la nascita del «Tuffo a mare e corsa», che si disputa ogni Capodanno da Villagonia a Taormina: «Era la notte di S. Silvestro 1973, dopo aver suonato tutta la notte il pianoforte nel mio night ‘La Giara’, all’alba, un po’ brillo, invece di tornare a casa, scesi da Taormina e per smaltire la sbornia mi tuffai a mare da solo con tutto lo smoking nelle acque gelide di Villagonia. Poi di corsa risalii lungo i tornanti per Taormina. L’anno dopo fui imitato dall’amico Alfio D’Amore, poi da alcuni compagni, quattro o cinque, in breve siamo diventati tanti».

Tesserato prima con l’Unvs «Francesco Fontanarosa» di Catania da Ugo Politti, nel 1974 fondò la società «Taormina Athletic Club» e dal 1978 in poi ha collezionato 18 medaglie ai vari Campionati Mondiali o Europei per Veterani nelle categorie da M65 a M85: dodici d’oro, tre d’argento e tre di bronzo. Un bottino raccolto tutto nella marcia, tranne un argento nei 400 e un bronzo negli 800 metri di corsa nella prima edizione degli Europei Master a Viareggio 1978.

Un capitolo a parte meritano le sue scalate all’Empire State Building di New York. Se ne contano diciassette, la prima nel 1984 a 72 anni, 21’13” il tempo impiegato per salire 86 piani e 1.576 gradini e l’ultima il 1° febbraio 2005 a 93 anni, poco più di due mesi prima della sua morte, con le lancette questa volta impietose a segnare 49’28” per raggiungere il traguardo nel terrazzo a 320 metri d’altezza. Sempre a febbraio 2005 aveva scalato il John Hancock di Boston (1.300 gradini) e il Mellon Bank Building di Philadelphia (1.100 gradini).

Così Chico era solito dire negli ultimi mesi di vita: «Vorrei raggiungere i 120 anni e salire sino a quell’età l’Empire… La mia vita è divisa in quattro periodi di trent’anni ciascuno. Mi manca da vivere l’ultimo…».

Michelangelo Granata