Catania sempre più incivile e pericolosa? La città dell’elefante prigioniera della sua “maledetta” primavera

Catania sempre più incivile e pericolosa? La città dell’elefante prigioniera della sua “maledetta” primavera

CATANIA – Negli anni ’90 un inaspettato connubio culturale, sociale e politico era riuscito a realizzare un paradigma rinascimentale in uno dei periodi più complessi e delicati della storia recente della città etnea.

Catania, devastata da anni di violenze, desolazione e degrado, ricominciava nuovamente a emergere, ripulendosi della sua cattiva reputazione. Il centro storico si animava, i concerti si moltiplicavano e gli appuntamenti intellettuali pullulavano tra le strade care a Verga, Bellini e Martoglio.

In questo periodo nacque il mito della movida catanese e venne pensato l’ingombrante paragone con Seattle, frenetica città metropolitana culla di Jimi Hendrix, dei Pearl Jam e di tanti altri ambasciatori del rock statunitense che affascinarono le realtà musicali nate nel frattempo alle pendici dell’Etna.

La cosiddetta “primavera” catanese viveva i suoi anni migliori e buttava le basi per la narrazione di un’epopea dorata destinata a essere venerata dalle generazioni successive. Il “feticcio” della Catania dinamica e frizzante è diventato però, nel corso degli anni, un incantesimo dal quale la città dell’elefante non sembra essersi più svegliata.

Il capoluogo etneo, per certi versi, continua ancora ad aggrapparsi a quell’immagine stereotipata e ancorata al passato, nascondendo la testa sotto la sabbia dinnanzi a un progressivo decadimento urbano e della collettività.

Gli ultimi eventi che hanno fatto balzare il nome della città di Catania alle cronache nazionali sono ben distanti dagli esempi di tolleranza, comprensione ed empatia che il nostro territorio, così come l’intero Paese, meriterebbero di conoscere per esorcizzare un momento storico provato da divisioni, fragilità e insofferenza nei confronti del prossimo.

Dall’emergenza rifiuti ai problemi di carattere finanziario, passando per le sconfitte del car sharing e della sicurezza notturna e i tafferugli che si consumano sotto gli occhi increduli dei turisti, a Catania sembra germogliare in queste settimane il seme della paura che paralizza e rende incapaci di progredire.

Una “maledetta” primavera quella odierna, prendendo in prestito le parole del noto successo di Loretta Goggi, che spinge la città con le spalle al muro. È ancora possibile liberarsi da questa chimera prima di un definitivo collasso? Difficile, ma non impossibile. È in questo apparato scenico che servirebbe una riflessione in grado di coinvolgere tutti i protagonisti per sconfiggere un problema con intelligenza e senza il ricorso alla brutalità.