Trattativa Stato-mafia: inizia domani il processo d’appello alla Corte d’Assise

Trattativa Stato-mafia: inizia domani il processo d’appello alla Corte d’Assise

PALERMO – Prenderà il via domani, alla Corte d’Assise di Palermo, il processo sulla trattativa Stato-mafia, un anno dopo la sentenza di primo grado che ha portato a condanne molto pesanti di tutti gli imputati, escluso l’ex ministro Nicola Mancino, in quell’occasione assolto.

Le precedenti udienze avrebbero confermato l’esistenza della trattativa, che sarebbe cominciata nel lontano 1993 a opera prima dei carabinieri del Ros e poi di Marcello Dell’Utri.

Secondo il primo dibattimento, tre ufficiali dei carabinieri accusati di minaccia al Corpo dello Stato, Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, avrebbero mandato tra le istituzioni i messaggi di alcuni clan.

Questi ultimi si sarebbero concretizzati negli attentati, come quelli in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Nel processo sono coinvolti il defunto boss Totò Riina, Nino Cinà e Leoluca Bagarella, che attraverso l’allora sindaco di Palermo, Vito Cianicimino, avrebbero rafforzato il potere di Cosa Nostra. A partire dal 1993 Dell’Utri avrebbe preso in mano le redini della situazione, facendo da tramite tra i clan e lo Stato, motivo per il quale è accusato anch’egli di minaccia a Corpo Politico dello Stato.

Domani al processo saranno presenti Mori, Subranni, Dell’Utri, Cinà, condannati in primo grado a 12 anni, Bagarella, al quale sono stati inflitti 28 anni, De Donno e Massimo Ciancimino, figlio di Vito, condannati a 8 anni.