Distribuzione Cambria in concordato fallimentare e futuro lavoratori in dubbio: sit-in al Centro Sicilia

Distribuzione Cambria in concordato fallimentare e futuro lavoratori in dubbio: sit-in al Centro Sicilia

CATANIA – Un’azienda in concordato fallimentare, ultime mensilità non percepite e cassa integrazione.

Sono questi i motivi che hanno portato questa mattina i dipendenti del gruppo Distribuzione Cambria, che gestisce i supermercati con il marchio Spaccio Alimentare, a indire uno sciopero e un sit-in di protesta al centro commerciale Centro Sicilia a Catania.

Al centro della protesta il piano di ristrutturazione operato dalla società, che ha portato alla cassa integrazione, e l’affitto del ramo d’azienda, per il quale concorre il gruppo Arena.

Quest’ultimo punto, assieme allo stipendio non riscosso, non è ancora chiaro e tutto questo preoccupa non poco i lavoratori. Oltre a ciò ci sono anche punti vendita che sono stati appena chiusi e quelli che cambieranno proprietario non sono tutti.

“I dipendenti devono ancora prendere le retribuzioni di febbraio, marzo e aprile – afferma il segretario provinciale dell’Ugl Terziario, Carmelo Catalano. L’azienda è in concordato fallimentare, attraverso il quale hanno aperto un piano di ristrutturazione per abbattere il costo del lavoro, che ha portato i lavoratori in cassa integrazione. All’interno di questo c’è l’affitto del ramo d’azienda, per il quale si sono fatte avanti tante società, tra cui il gruppo Arena. Oggi è giunta notizia che il punto vendita Le Vele di Acireale ha chiuso. I dipendenti che non sono in cassa integrazione dove vengono spostati? Al momento non si sa nulla e ci sono quindi due criticità: gli stipendi e il futuro“.

La vicenda vedrà molto probabilmente degli sviluppi in futuro e le iniziative da parte del sindacato non mancheranno.

“Nel punto vendita del Centro Sicilia – conclude Catalano – ci sono delle svendite del 50 % e anche in questo caso non si sa nulla. A quanto pare Distribuzione Cambria prenderà solo una parte dei supermercati e gli altri non si sa che fine faranno, con grandi dubbi per il futuro dei loro dipendenti, che hanno diversi sospetti. Al più presto il prefetto dovrebbe convocare, dopo la nostra richiesta, le parti sociali e l’azienda per fare chiarezza”.