Inquinamento del mare: in Italia arriva Seabin, il cestino “mangiaplastica”

Inquinamento del mare: in Italia arriva Seabin, il cestino “mangiaplastica”

Plastica e inquinamento del mare rappresentano un problema mondiale al quale, da anni, stiamo cercando una soluzione. Il problema è davvero globale: dall’Indonesia a Santo Domingo, dalle Filippine al Bangladesh e all’Oceano Pacifico, il mondo sta ormai affogando nella plastica. E, purtroppo, l’Italia non sta contribuendo al miglioramento della situazione.

Da quanto si legge sul sito del wwf, infatti, gli italiani sono i secondi maggiori consumatori di plastica – dopo i tedeschi -, con un riciclo del materiale molto limitato.

Bottiglie, imballaggi, reti da pesca, sacchetti, fazzoletti, mozziconi e qualunque altro oggetto in plastica, una volta finito in acqua, si spezza in frammenti più piccoli che possono raggiungere dimensioni inferiori ai 5 mm di diametro e che costituiscono una fra le principali cause di morte per soffocamento di molti pesci poiché vengono scambiati per cibo.

Ma pare che, pian piano, l’intero mondo – Sicilia compresa – abbia capito come comportarsi e si stia finalmente muovendo nella direzione giusta: le Isole Eolie (Messina) sono, per esempio, sempre più protagoniste di percorsi verso la sostenibilità e proseguono il loro impegno per tutelare l’ambiente e combattere l’inquinamento da plastiche in mare. Ad attivarsi per prima è stata Lipari che l’anno scorso ha aderito alla campagna #EmergenSea: Ognuno di noi può fare qualcosa per difendere il mare, con l’installazione della macchina compattatrice che sino ad oggi ha “mangiato” oltre 70.000 bottiglie. Dopo Lipari, anche Panarea e Vulcano.

Anche Napoli si vuole porre come città di eccellenza contro la plastica nel mare e lo scorso 16 aprile ha installato il «Seabin», il cestino del mare. Giallo e piccolo, in un anno raccoglierà 500 chili tra di rifiuti plastici finiti in acqua. Impiegato anche nel mare di Riccione nel mese di marzo, il Seabin è dotato di una pompa che aspira e butta fuori acqua, creando un effetto di decompressione all’entrata del cestello, può lavorare 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 e raccogliere anche microplastiche e microfibre invisibili all’occhio umano, senza intralciare le attività portuali.

Un piccolo passo fatto ancora da pochissime città che, però, rappresenta sicuramente l’inizio di un mondo migliore.

Immagine di repertorio