I buchi neri esistono: 100 anni fa l’ipotesi di Einstein, oggi la prima foto

I buchi neri esistono: 100 anni fa l’ipotesi di Einstein, oggi la prima foto

Lo scorso 10 aprile, attraverso conferenze stampa coordinate in tutto il mondo, i ricercatori EHT (Event Horizon Telescope) hanno svelato la prima prova visiva diretta di un buco nero supermassiccio e della sua ombra.

L’immagine rivela il fenomeno fisico al centro di Messier 87, una galassia vicino la costellazione della Vergine. Questo buco nero si trova a 55 milioni di anni luce dalla Terra e ha una massa 6,5 ​​miliardi di volte più grande di quella del Sole.

L’Event Horizon Telescope è il primo esperimento progettato per catturare l’immagine di un buco nero e provare del tutto la Teoria della Relatività di Albert Einstein.

Poco più di 100 anni fa, lo scienziato ipotizzava che la gravità avesse un potere tale da causare, in alcuni punti dell’Universo, una distorsione spazio-tempo.

I buchi neri sono straordinari oggetti cosmici con enormi masse, ma dimensioni estremamente compatte. La loro presenza, dunque, influenza l’ambiente circostante in modo estremo, deformando lo spazio-tempo e surriscaldando qualsiasi materiale circostante.

A oggi sappiamo che questi buchi neri esistono e occupano il centro di ogni galassia. A spiegare più nel dettaglio quanto si è visto è il fisico e astrofilo catanese Giuseppe Nicosia.

“La foto del buco nero al centro della galassia M87 è importante perché è la prima osservazione ‘diretta’ di un simile oggetto”.

Nel 2016, con la rilevazione delle onde gravitazionali, infatti, c’era stata solo una conferma indiretta dell’esistenza dei corpi celesti.

“I buchi neri sono oggetti ‘esotici’ previsti dalla Teoria della Relatività Generale. Sono luoghi in cui lo spazio-tempo si ‘piega’ a tal punto che nemmeno la luce è abbastanza veloce da sfuggire alla loro tremenda attrazione gravitazionale”.

“Le onde gravitazionali erano l’ultima delle previsioni della Relatività Generale da confermare. Erano stati osservati in maniera indiretta a partire dagli anni ’70, ma adesso abbiamo un’immagine che mostra un buco nero e i suoi dintorni”, conclude Nicosia.

Per riuscire a fotografare l’orizzonte degli eventi, il team EHT (composto da oltre 200 ricercatori) ha sfruttato una rete globale di 8 antenne paraboliche che simulano un telescopio dal diametro pari a quello della terra.

Ogni antenna raccoglie e registra onde radio provenienti dalle prossimità del buco nero, così da elaborare i dati e combinarli per generare l’immagine dell’orizzonte degli eventi. Questo, però, avviene solo se le onde rilevate sono perfettamente sincronizzate tramite orologi atomici.

È strano pensare che lo stesso Einstein non fosse totalmente sicuro dell’esistenza dei corpi celesti e che invece adesso, dopo ben 103 anni, una delle più importanti teorie formulate dalle menti umane sia stata confermata in maniera completa.

Fonte immagine: The Event Horizon Telescope