Stalking, la verità sulla violenza di genere e i modi per uscirne: conferenza all’Istituto “Carlo Gemellaro” di Catania

Stalking, la verità sulla violenza di genere e i modi per uscirne: conferenza all’Istituto “Carlo Gemellaro” di Catania

CATANIA – Lo scorso 14 marzo, nell’aula magna dell’istituto “Carlo Gemmellaro” di Catania, si è svolta la conferenza dal titolo “Stalking- Stop ad atti persecutori che generano violenza”.

La conferenza è stata presieduta dal dirigente scolastico, prof.ssa Concetta Valeria Aranzulla, e ha avuto come relatori: il vice questore aggiunto, dottore Marcello La Bella, dirigente del Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni “Sicilia Orientale” di Catania, e l’avvocato penalista, dottore Carmelo Schilirò. All’ incontro hanno partecipato gli alunni delle classi terze e quarte dei seguenti indirizzi: Turismo, Amministrazione Finanza e Marketing e Informatica.

L’evento, organizzato dalla professoressa Vincenza Pulvirenti rientra nell’ambito del progetto della valorizzazione delle eccellenze nello studio ed è previsto un percorso personalizzato di potenziamento, curato dalla professoressa Anna Maria Casaburi, sul tema dei valori della cittadinanza attiva.

Il dirigente scolastico, dopo i saluti di rito, ha sottolineato che non è facile costruire un profilo ben definito dello stalker, in quanto nella maggior parte dei casi i comportamenti assillanti provengono da uomini, di solito partner o ex partner della vittima, ma il persecutore potrebbe essere anche un collaboratore, un amico, un conoscente o un vicino di casa. Il molestatore assillante, non sempre tende a identificarsi in un soggetto con precedenti penali, affetto da disturbi mentali, o dedito all’abuso di sostanze stupefacenti o alcoliche, come solitamente si pensa.

L’esigenza dello stalker è quella di soddisfare le proprie emozioni, i propri impulsi e desideri con stimoli crescenti sempre nuovi volti al proprio appagamento. Il dirigente scolastico invita gli studenti a seguire con attenzione le indicazioni dei relatori, al fine di comprendere l’importanza della problematica che sarà trattata per preservare l’incolumità delle persone perseguitate.

Interessante l’intervento di La Bella, impegnato da anni non solo nel contrasto al cybercrimine, ma anche alla prevenzione dei comportamenti a rischio in tema di bullismo, cyberbullismo, omotransfobia e violenza di genere. Sono stati realizzati incontri formativi ed educativi negli Uffici Scolastici nelle provincie di Catania, Messina, Siracusa e Ragusa.

In occasione dell’evento nazionale “Safer Internet Day 2018”, nato dalla collaborazione tra la Polizia di Sato e il Miur, sono stati sensibilizzati gli studenti con un “Workshop” per contrastare i reati informatici che coinvolgono anche altri delicati settori, dalla pedopornografia, truffe on line e cybermafie con numerosi arresti anche per adescamento di minori. La sensibilizzazione sui temi della sicurezza e dell’uso responsabile della rete è un impegno quotidiano rivolto ai giovani per evitare i rischi connessi alla violazione della privacy altrui e propria, al caricamento di contenuti inappropriati, alla violazione del copyright e all’adozione di comportamenti scorretti o pericolosi per sé o per altri, stimolandoli a costruire relazioni positive e significative con i propri coetanei anche nella sfera virtuale.

Un’ottima e forte intesa è stabilita con tutte le procure della Repubblica che interessano il territorio del Compartimento. Per combattere i reati che riguardano furti di identità si consiglia di non esporre eccessivamente i propri dati personali su piattaforme di social-network.

“Un altro fenomeno da debellare – afferma il dottore La Bella- è lo stalking, l’insieme di comportamenti persecutori ripetuti e intrusivi, come: minacce, pedinamenti, molestie, telefonate o attenzione indesiderate, immagini private di momenti che relazionano l’aspetto sentimentale immesse nel web che scatenano anche l’ira degli ‘haters’, che inseriscono le loro opinioni e commenti improntati a un odio violento e immotivato, tenuti da una persona nei confronti della propria vittima che scaturisce con atti di violenza”.

“Spesso – spiega La Bella la vittima preferisce non denunciare il molestatore, perché pensa di essere innamorata e che la situazione possa volgere in un rapporto stabile e duraturo. Purtroppo, l’evento della violenza si ripete sistematicamente e la vittima compromette lo svolgimento della normale vita quotidiana con stati di ansia e paura. Per tutelare le donne dal femminicidio bisogna denunciare: in questo modo si può aiutare la vittima a salvare la vita e a essere tutelata dalle istituzioni”.

Successivamente è intervenuto l’avvocato penalista Carmelo Schilirò, che si è rivolto agli studenti per spiegare il reato oggetto della conferenza, previsto nel Codice Penale dello Stato italiano per tutte le condotte persecutorie, come comportamenti invadenti, con pretesa di controllo, minacciando costantemente la vittima con telefonate, messaggi, appostamenti e ossessivi pedinamenti, verso una persona e che interferiscono nella vita privata della stessa.

“La sanzione penale – spiega Schilirò –  è regolata dall’articolo 612-bis del Codice Penale, che sancisce che il reato di stalking è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni, salvo che il fatto non costituisca reato più grave. Può essere punito a querela della persona offesa. Il termine per poter proporre querela è di sei mesi e inizia a decorrere dal momento in cui il reato è consumato, cioè quando la persona offesa altera le proprie abitudini di vita o ricade in uno stato di ansia o di paura. La querela non è revocabile e il reato è procedibile d’ufficio. Il legislatore, per poter arrivare a una migliore tutela della parte offesa, ha ampliato lo spettro di misure cautelari prevedendo anche una nuova misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. L’imputato non può inoltre comunicare attraverso qualsiasi mezzo con i soggetti protetti dalle norme ed è costretto a interrompere ogni interferenza nella vita del richiedente”.

Si è poi aperto un ampio dibattito con gli studenti. I relatori hanno consigliato di comunicare ai propri familiari i disagi psicologici, anche se lo stato di paura e di ansia che pervade la vittima evita spesso di “alzare un muro” che non permette il dialogo, sostenendo che è importante essere uniti contro il senso di colpa, che impedisce di vedere le vie di uscita.

“La vittima può ricorrere anche all’ammonimento, deve esporre i fatti alle autorità e avanzare richiesta al questore di ammonimento nei confronti dell’autore delle condotte persecutorie. Il questore assumerà le necessarie informazioni, eventualmente convocando il presunto stalker e le persone informate dai fatti, per poi decidere il rigetto o l’accoglimento dell’istanza”, spiegano i relatori.

Il dirigente scolastico ha sollecitato personalmente i ragazzi a seguire i consigli degli esperti e ha ricordato che, per quanto concerne le conseguenze causate alla vittima dalle condotte persecutorie, e in particolar modo al perdurante e grave stato di ansia o di paura che la persona offesa ha sofferto, la giurisprudenza si è espressa più volte, ritenendo che non è necessario l’accertamento di uno stato patologico. Secondo quanto sancito dalla Cassazione (n.16864/2011), infatti, è sufficiente semplicemente che gli atti persecutori “abbiano avuto un effetto destabilizzante della serenità e dell’equilibrio psicologico della vittima” per costituire reato.