Dipendenti Amt senza stipendi, Di Guardo: “Non possono mettere nemmeno la benzina per andare a lavoro”

Dipendenti Amt senza stipendi, Di Guardo: “Non possono mettere nemmeno la benzina per andare a lavoro”

CATANIA – Stipendi non percepiti da quasi due mesi e un andazzo che non può continuare ad andare in un certo modo. Questa è la situazione nella quale si trovano i dipendenti dell’Amt, Azienda Metropolitana Trasporti, società che gestisce il trasporto pubblico su gomma a Catania e nei paesi limitrofi.

Il problema si ripercuote anche sulle corse delle vetture, che diventano sempre più ridotte, e sulla gestione complessiva dell’azienda, che all’interno del capoluogo etneo riveste una certa importanza, essendo di grosse dimensioni.

A denunciare tutto questo è il segretario del Tpl dell’Uil Trasporti Franco Di Guardo, che sottolinea come le conseguenze incidano anche sulla vita di chi lavora.

“Pur essendo consapevole – spiega Di Guardo – della situazione nella quale versano il Comune, la Regione e lo Stato, mi preme puntualizzare come i lavoratori, senza stipendio da quasi due mesi, non possano più mettere la benzina nella macchina per venire a lavorare. Nonostante tutte le disfunzioni che una persona può avere, hanno continuato a dare il servizio e sono stati eroici, ma chi fa il conducente ed è monoreddito comincia ad andare fuori di testa! Al momento non abbiamo percepito lo stipendio di gennaio e stiamo arrivando anche alla fine di febbraio, accumulando così un mese e mezzo, e quando la gente non può recarsi al lavoro le vetture rimangono dentro e avviene un’interruzione di servizio pubblico. Specie con i turni che abbiamo, si ha per forza bisogno del mezzo privato per andare a lavorare. Dobbiamo far sentire la nostra voce alla Regione o allo Stato, perché questa situazione tra poco diventa di ordine pubblico“. 

In una città metropolitana come Catania, che sarebbe anche l’ottava città d’Italia, tutto questo non è affatto ammissibile e le istituzioni devono assolutamente fare la loro parte, anche perché solo loro possono sbloccare la situazione.

“Stiamo parlando dell’ottava città d’Italia – conclude Di Guardo – e lo Stato deve capire che così non si può continuare. Hanno ritardato nella nomina dei commissari ad acta per trattare il default, cosa che adesso sembra sia avvenuta, e non si sa ancora se alla Regione sia passato il bilancio. Gli scioperi e i sit-in lasciano il tempo che trovano, perché il Comune e il nostro consiglio d’amministrazione non hanno colpe e solo dallo Stato e dalla Regione possono venire i flussi per gestire almeno le spese normali. Non so come stanno potendo pagare il gasolio per far uscire le vetture la mattina, mentre qui si rischiano le denunce per interruzione di servizio pubblico. A chi gestisce la nostra azienda sono state tagliate le mani, perché senza una lira non si può gestire una partecipata con 700 lavoratori”.