Attività commerciali chiuse domenica e festivi: la “questione” continua. Sorbera: “I piccoli vengano incentivati”

Attività commerciali chiuse domenica e festivi: la “questione” continua. Sorbera: “I piccoli vengano incentivati”

PALERMO – Negli ultimi giorni se n’è parlato nuovamente, soprattutto in ambito politico. Una questione, quella della chiusura domenicale e festiva delle attività commerciali, che sin dall’inizio ha diviso l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori.

Il disegno di legge, presentato dal Movimento 5 Stelle e Lega, prevede che tutti gli esercizi commerciali rimangano chiusi la metà delle 52 domeniche previste in un anno (26 chiusure annuali), a cui vanno aggiunti anche i 12 giorni festivi, riconosciuti a livello nazionale (Epifania, Pasqua, Pasquetta, Festa della Liberazione, Festa dei Lavoratori, Festa della Repubblica, Ferragosto, Festa di Ognissanti, Immacolata, Natale, Santo Stefano e Capodanno). In questo caso e sulla scelta delle domeniche oggetto di chiusura, la decisione finale spetta alla Regione.

Per affrontare al meglio la questione, abbiamo contattato il direttore di Confesercenti Sicilia, Michele Sorbera, il quale ha evidenziato alcune criticità e lacune di una eventuale chiusura e l’andamento generale del settore commerciale.

“Il nuovo disegno di legge, un po’ meno restrittivo, prevede che nei centri storici non avvenga la chiusura, a prescindere dalla dimensione del centro cittadino – afferma Sorbera -. Con questa deroga, oltre 400mila attività potrebbero restare aperte tutto l’anno”.

Quest’ultimo aspetto riguarda anche le cosiddette località turistiche, le quali dovrebbero essere escluse dall’obbligo di chiusura, da disciplinare sempre a livello regionale. Attorno alla proposta del governo si è accesa una forte discussione, in un periodo nel quale “è avvenuta la chiusura di oltre 56mila attività, con la perdita di circa 35mila posti di lavoro accertati”.

Aspetto importante in tutta la questione è quello riguardante il commercio online e le possibili discriminazioni nei confronti della grande e piccola distribuzione: “L’acquisto online non è regolamentato sotto questo punto di vista: chiunque può acquistare 24 ore su 24, creando un netto dislivello con le attività del territorio, specie le più piccole. Anche questo tipo di commercio va sistemato, perché si rischiano di creare forme di concorrenza ‘sleale’, che – continua il direttore – rischiano di danneggiare tutti”.

La crisi economica, dunque, ha pesantemente colpito anche (e soprattutto) le piccole aziende, molte delle quali sono gestite da nuclei familiari locali. In molti paesi, infatti, la loro chiusura è diventata un problema, all’apparenza insormontabile.

In questo senso, serve qualcosa di diverso: “La nuova legge rischia di portare verso aspetti paradossali, come quello di mantenere costantemente aperti, in deroga, i piccoli negozi, ‘condannandoli’ in questo modo a tener testa alla grande distribuzione. Per queste aziende – sottolinea Sorbera – vanno attenzionati due aspetti per la loro salvaguardia: bisogna incentivare i consumi e riconoscere loro una fiscalità di vantaggio“.

Queste ultime si tradurrebbero in degli incentivi all’apertura, che potrebbero avere risvolti positivi in ambito economico.

Ma negli ultimi anni, soprattutto in Sicilia, anche la grande distribuzione ha subìto gravi perdite, “come accaduto nel Catanese, a Misterbianco, in quella che era una delle aree siciliane più estese a livello commerciale. Alla lunga, con la grande distribuzione – conclude Sorbera – si rischia di avere una pesante ricaduta, che rischia di togliere dal mercato del lavoro centinaia e centinaia di persone”.

Chiudere o meno le attività commerciali la domenica e i festivi rappresenta, quindi, soltanto un piccolo pezzo di un grande e complesso puzzle economico.