Franco e Pina, una storia senza tempo: le lettere di un San Valentino infinito

Franco e Pina, una storia senza tempo: le lettere di un San Valentino infinito

CATANIA“Sei il mio amore”, “Per te morirei”, “Senza di te non ce la faccio”.

Quante volte queste piccole frasi sono state dette da qualcuno? A volte, oggi, basta questo per confermare quanto quella persona ami la propria amata. San Valentino è anche questo: una festa ormai grossolana dove la parola chiave di tutto, cioè l’amore, è cambiata in maniera veloce e spropositata. 

Ed è proprio di questo che si parla: superfluo suggerire dei regali, inutile anche consigliare dei locali dove poter cenare la sera. Catapultandoci a una manciata di anni fa, troviamo una storia. Toccante, divertente, romantica: scegliete voi, ma sicuramente evidenzia lo specchio di una generazione che è stata, che non è e che sicuramente non sarà. 

Abbiamo raggiunto Francesco, un uomo ormai in pensione che ha perso da meno di un mese la moglie Giuseppa. Questo sarebbe stato l’anno del loro cinquantesimo anniversario di matrimonio, l’ennesimo San Valentino.

Eppure la loro storia è tutta da ridere, tutta da scrivere, tutta da raccontare: poesie, racconti a distanza, richieste particolari. Tante lettere significative, piene di amore e sincerità. Una di queste recita: “Chissà se tuo padre si convincerà a lasciarci incontrare?”, specchio di una società ancora troppo all’antica, dove serviva il permesso dei genitori di lei per poter far andare avanti una relazione. 

Tempo fa valevano anche gli amori a distanza: Francesco e Giuseppa, detta Pina, abitavano nella stessa città. Ma, quando stavano insieme, capitava spesso di doversi sedere in panchine diverse. Non potevano fare diversamente. 

Per questi amori difficili, per la voglia di raccontarsi e raccontare il proprio amore. Delle lettere saltare fuori a seguito della morte della moglie. 

Le incomprensioni ci sono sempre, ma questo non cambiava niente. Non lacerava il cuore, che batteva più di prima: quello stesso cuore che ha tradito Pina, scomparsa all’età di 67 anni. Francesco, per gli amici Franco, scrive: “Io ti ho voluto bene e ti voglio sempre bene, anche se tu non mi vuoi più. Io sarò e sono sempre il tuo Franco”. 

Era un botta e risposta. Soprattutto, in passato non era frequente dire “ti amo”, ma “ti voglio bene”. Forse più sincero e più opportuno rispetto a tante altre espressioni quotidiane che dicono tutto ma non esprimono niente. Pina risponde: “Ho trovato il coraggio di scriverti per farti capire che ti penso e che sono felice che hai accennato qualcosa a tua madre”. Qualche errore grammaticale, poiché ai tempi la percentuale di analfabetismo era ancora alta. Ma si sa, a volte conta il contenuto e non la forma.

Cos’è San Valentino oggi? Lo specchio dell’amore, ne siamo così sicuri? Chi è che scrive ancora delle lettere profonde, che racchiudono momenti di una vita intera? Oggi si esce la sera, si regalano rose e cioccolatini, due frasi e via. 

Erano vere e proprie poesie, con rime baciate. Parole che fanno accapponare la pelle, uniche e non “socializzate” (cioè rintracciabili sui canali social, quindi uniformi e non originali). 

Rimanere immortali: è questa la funzione di una lettera, della scrittura in genere. Toccare le corde più nascoste dell’animo umano, emozionandolo alla sola lettura. Perché questo accadeva tra Franco e Pina. 

Oggi è un giorno speciale, ma non differente da tutti gli altri: mica furono scritte tutte a San Valentino…