Il controllo del territorio e le ambizioni personali: il ritratto di Giuseppe Amoroso, “l’avvocato” della mafia di Biancavilla

Il controllo del territorio e le ambizioni personali: il ritratto di Giuseppe Amoroso, “l’avvocato” della mafia di Biancavilla

BIANCAVILLA – Ordinatore, ambizioso ed egemone. È questo il ritratto che emerge dalle indagini effettuate dai carabinieri del Comando Provinciale di Catania e dalla Polizia di Stato in merito alla figura di Giuseppe Amoroso, 47 anni, elemento di spicco del clan mafioso operante a Biancavilla, in provincia di Catania.

L’avvocato“, così come era conosciuto all’interno degli ambienti criminali, era stato destinato agli arresti domiciliari il 24 marzo 2014 nell’abitazione dei genitori, ma non aveva smesso di ricevere visite da parte dei suoi fedelissimi Giovanni Carciotto, 35 anni, e Gregorio Gangi, 30 anni.

Incontri importanti, quelli tenuti da Amoroso, per consolidare gli assetti e pianificare le strategie della nuova formazione criminale destinata a sancire il predominio. Ma, tra i desideri di Amoroso c’era anche quello di affermare il proprio ruolo egemone a Biancavilla. Per riuscirci, “l’avvocato” aveva iniziato a stringere patti con altri gruppi mafiosi del territorio etneo, dedite al traffico di sostanze stupefacenti e armi.

Un’ascesa, quella di Giuseppe, appoggiata anche dal fratello Vito, 52 anni, scarcerato il 22 luglio 2014 e anch’egli sottoposto agli arresti domiciliari. Pure il congiunto, una volta tornato a casa, aveva iniziato a intrattenersi quotidianamente con diversi affiliati che, fedelmente, lo aggiornavano degli sviluppi.

Le ambizioni di Amoroso, tuttavia, non erano state viste di buon occhio da parte degli esponenti della famiglia “Maglia”, affiliati al clan “Tomasello-Toscano-Mazzaglia“. Per questo motivo, i vertici del clan avevano deciso di uccidere il nuovo rivale, ma la “spedizione” omicida era stata sventata appena in tempo dal personale del commissario di Adrano, il 6 ottobre 2014.