“Nessuno deve morire in solitudine”: la commovente storia di Giovanni Irrera

“Nessuno deve morire in solitudine”: la commovente storia di Giovanni Irrera

MESSINA – Molte volte risulta difficile riuscire a comprendere lo stato d’animo di qualcun altro, e molte volte risulta ancor più complicato rendersi conto che magari, dietro il silenzio di una persona, si nasconda solo la voglia di essere ascoltato, di essere supportato, di essere amato. Negli ultimi giorni l’Italia si è commossa per la storia di Giovanni Irrera, un uomo originario di Messina di poco meno di settant’anni, che si è spento in solitudine ad Acquasparta, un paesino in provincia di Terni, dove si era trasferito da quasi un anno.

L’uomo non era molto conosciuto in paese e dopo essere deceduto, probabilmente per cause naturali, nessuno si è reso conto della sua scomparsa fino all’altro ieri pomeriggio quando i vicini di casa, insospettiti dal tremendo odore che arieggiava all’interno del palazzo hanno prontamente chiamato i soccorsi. Giovanni si trovava sul letto, probabilmente deceduto da più di un mese, in uno stato di decomposizione avanzata. Nessuno ha pianto per la sua morte, nessuno si è più accorto di lui.

Giovanni, dopo aver girato in largo e lungo per l’Italia, era arrivato ad Acquasparta con la speranza di trovare un lavoretto che gli permettesse di arrotondare, visti i soli 300 euro mensili di pensione. Non era solito girare per il paese o intrattenere relazioni personali al di fuori dell’ambito lavorativo, dove cercava disperatamente sostegno. L’unico luogo dove era stato visto in paese era la Caritas, dove andava spesso per chiedere aiuto e dove conobbe don Alessandro, il parroco del paese.

Ed è stato proprio don Alessandro, addolorato per l’anonima scomparsa di Giovanni, a cercare di sensibilizzare tutti i suoi concittadini tramite un messaggio ricordo sulla pagina Facebook dedicato sia a questa assurda vicenda che a tante altre storie simili che troppo spesso si spengono in un silenzio assordante.

Giovanni Irrera era e non era nessuno. Come tale è morto. Quando? Non lo sappiamo. È stato trovato morto in casa sua, sabato 26 gennaio 2019, probabilmente è deceduto, stante le condizioni al suo corpo, da più di un mese. – scrive nel messaggio padre Alessandro –. Abitava ad Acquasparta, davanti alla nostra chiesa, pochi metri più in là del Municipio. Nessuno lo ha cercato, nessuno si è preoccupato di lui. Era in vita solo per il fatto di essere nato”.

“Nessuno conosceva la sua vita e la sua storia – ha continuato il prete – ma, per quanto pessima possa essere stata, lui come altro uomo sulla terra non merita una morte così. Nessuno gli era vicino quando si è sentito male, nessuno gli ha preso la mano, nessuno gli ha sussurrato quelle parole che solo negli ultimi istanti dell’esistenza si ha il coraggio di pronunciare, nessuno lo ha incoraggiato dicendogli che, se almeno il suo essere sulla terra poteva essere stato tutto un fallimento, almeno il suo entrare in cielo sarebbe stato un trionfo. Nessuno ha pianto per lui. E nessuno ha pregato”.

Vorrei chiedere innanzitutto perdono a Giovanni a nome di tutti. A nome di quelli che non lo hanno mai salutato. A nome di quelli che hanno pensato male di lui, a nome di chi non gli ha dato mai delle opportunità, a nome di chi aveva il dovere, come familiare o conoscente, di fargli almeno una telefonata a Natale. Io credo che sia morto la notte di Natale,ha concluso don Alessandro nel suo commovente messaggio – non ho nessuna prova ma le persone importanti agli occhi di Dio nascono e muoiono i giorni importanti”.

Nell’impossibilità pratica di poter rimediare alla fin troppo silenziosa scomparsa di Giovanni, padre Alessandro, in sinergia con tutti i fedeli del piccolo comune umbro, ha deciso di intitolare la sede Caritas di Acquasparta alla memoria di Giovanni Irrera affinché nessuno possa più dimenticarsi di lui. Il parroco ha, inoltre, invitato tutti la comunità ad assistere al funerale di Giovanni come segno di rispetto e come “dimostrazione di volontà e di impegno affinché nessuno possa morire più da solo”.