Prima l’interdittiva antimafia, poi la “white list”: la lotta di un’imprenditrice siciliana

Prima l’interdittiva antimafia, poi la “white list”: la lotta di un’imprenditrice siciliana

FAVARA – La lotta di un’imprenditrice siciliana per far entrare la sua azienda tra quelle “pulite” dopo aver ricevuto un’interdittiva antimafia si è conclusa oggi dopo l’ultimo ricorso presentato dai legali della donna.

Nel 2016 l’imprenditrice aveva scritto alla Prefettura di Agrigento per richiedere l’inserimento della sua ditta nella cosiddetta “white list”, un elenco di imprese non immischiate in affari loschi che possono lavorare con la pubblica amministrazione. Dopo anni di silenzio, altre richieste e primi ricorsi al Tar da parte dell’imprenditrice, arriva la risposta negativa della Prefettura di Agrigento che anzi emette pure un’interdittiva antimafia contro l’azienda. Tale interdittiva era basata sulle potenziali influenze mafiose del padre, del marito e del fratello della proprietaria della ditta che avrebbero potuto compromettere sia l’operato che l’integrità dell’azienda.

Sempre secondo la Prefettura i tre uomini sarebbero stati condannati per associazione mafiosa, ma il marito è separato legalmente da lei da dieci anni, il padre è morto nel 2015 e il fratello è stato assolto in secondo grado dopo una condanna per associazione. Grazie alle prove in possesso, l’imprenditrice ha potuto presentare un secondo ricorso al Tar Sicilia per l’annullamento dell’informativa interdittiva.

Grazie alla forza della donna e al lavoro dei suoi avvocati, Girolamo Rubino e Calogero Marino, la prima sezione di Palermo ha validato la posizione dei legali dell’imprenditrice e ha sospeso l’interdittiva.

Immagine di repertorio