Romanzo popolare, quando la tv rende schiavi e l’immaginazione diventa patologia

Romanzo popolare, quando la tv rende schiavi e l’immaginazione diventa patologia

CATANIA – Può la finzione, quella delle fiction, confondersi con la realtà fino al punto di diventare un tutt’uno annullando i confini tra fantasia e vita reale? La risposta non è sempre così scontata e semplice, in quanto la cronaca è ricca di fatti eclatanti in cui fans esagitati cercano di acciuffare in qualunque modo i loro idoli fino al punto di commettere delle vere e proprie pazzie che a volte possono sfociare anche nel patologico. Questo è il tema dell’esilarante e intelligente commedia “Romanzo popolare” diretta da Luca Cicolella, per la terza stagione di Teatro Mobile di Catania nata da una felice intuizione di Francesca Ferro.

Sul palco del Centro Zo le sempre brave Francesca Ferro e Ilenia Maccarrone danno vita a Rosalia e Mela, due donne annoiate, scialbe e senza amore le quali riversano tutta la loro passione verso il protagonista della loro fiction preferita “Romanzo popolare” interpretato da un irresistibile e vulcanico Mario Opinato, vittima sacrificale delle due assatanate ammiratrici disposte a tutto pur di amarlo, baciarlo, toccarlo e soddisfare tutti i loro bisogni di donne desiderose d’amore.

Un atto unico dal ritmo frenetico e coinvolgente, in cui si racconta in chiave ironica, esasperandone manie e vezzi, la solitudine dei tempi moderni fatta di televisione, marketing globalizzante, social e stili di vita perfetti e per questo irraggiungibili con estrema veridicità suscitando tra il pubblico scroscianti applausi e un grasse risate.

Uno spettacolo, sapientemente sottolineato dall’acuta regia di Luca Cicolella, coadiuvato da Mariachiara Pappalardo, che divertendo tende a far riflettere lo spettatore sulle miserie umane della nostra società dove per sopravvivere al vuoto quotidiano si tenta di evadere puntando l’attenzione verso nuovi e diversi orizzonti, proprio come in realtà spesso accade, scegliendo quello che più aggrada come, nel caso di Rosalia e Mela, impossessarsi del loro oggetto dei desideri: il divo Mario.

Rocambolesche gag, battute geniali e tanto sano divertimento che non riesce a nascondere il grande vuoto dei tempi moderni dove tutti, nessuno escluso, siamo soggetti a subire, fino alla delusione più totale in cui ci si accorge che “Mario il meccanico”, il tenebroso conquistatore della fiction, in realtà è una semplice illusione e allora, pur di continuare a superare la triste quotidianità fatta di oroscopo, maghi, piante da accudire e fidanzati mostruosi che non rispecchiano il famigerato principe azzurro sognato da bambine, è meglio continuare a mistificare la realtà perdendosi davanti al piccolo schermo, costruendosi un presente e, soprattutto, un futuro fatto di vacue immagini create per sopperire le tante sofferenze dell’anima