Minorenni baluardo dei clan, vedette e pronti al confezionamento: anche una 13enne di una comunità

Minorenni baluardo dei clan, vedette e pronti al confezionamento: anche una 13enne di una comunità

CATANIA – L’operazione Stella Cadente, condotta oggi dal comando provinciale dei carabinieri di Catania e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo etneo, ha portato all’arresto di 37 persone, di cui tre minorenni, per associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

Proprio i minorenni avevano un ruolo consistente all’interno dell’organizzazione criminale, che fruttava approssimativamente 11mila euro al giorno di profitto. La loro funzione principale era quella di vedette, soprattutto quando stavano per arrivare le forze dell’ordine per i controlli da effettuare. Da ricordare, inoltre, che spesso le piccole “guardie” venivano scambiate tra i clan dei Santapaola e dei Nizza.

Le persone di un’età più avanzata, tra i quartieri di San Cristoforo e Librino, riscontravano una certa facilità al momento della recluta della manodopera minorile. Per i tre minorenni poco al di sotto dei 18 anni il percorso è penale, in quanto si trovano adesso rinchiusi al carcere minorile di Bicocca.

Ma, oltre a loro figura anche una 13enne non imputabile, per la quale sembra che fosse stata avviata in passato la procedura di adottabilità. La minorenne era stata già posta in una comunità di recupero, ma spesso si allontanava per concorrere all’attività di spaccio. La condizione nella quale viveva era monoparentale perché la madre era sempre assente e le condizioni ambientali della casa nella quale viveva il padre erano davvero pessime.

Caterina Aiello, procuratore della Repubblica al Tribunale per i Minorenni di Catania, afferma a tal proposito: “Noi abbiamo accertato il sicuro coinvolgimento di tre minorenni, di tanti altri con attività marginali e di una minorenne non imputabile. Questo è espressione della realtà catanese con diverse piaghe sociali, tra cui l’abitudine allo spaccio di droga. Da altre realtà processuali mi risulta l’esistenza di ambiti familiari nei quali la madre si fa aiutare dai figli per il confezionamento delle dosi di droga, oppure confeziona lo stupefacente alla presenze di figli di età inferiore ai 10 anni. Nei quartieri ad alto tasso delinquenziale lo spaccio di droga viene interpretato come un’attività normale. Alcuni dei minori indagati hanno una continuità familiare o con gli stessi complici maggiorenni o con altre persone, sempre maggiorenni, catturate in precedenti operazioni svoltesi nella stessa piazza di spaccio”.