Dal bombardamento di Messina alla presa di Catania e Palermo: ecco chi era Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie

Dal bombardamento di Messina alla presa di Catania e Palermo: ecco chi era Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie

PALERMO – Ricorre oggi, 12 gennaio, l’anniversario della nascita di Ferdinando Carlo Maria di Borbone, nato a Palermo nel 1810 e passato alla storia come Ferdinando II, sovrano del Regno delle Due Sicilie dal 1830 al 1859. Figlio di Francesco I delle Due Sicilie e della seconda moglie di lui, Maria Isabella di Spagna, fu un re abile e un onesto amministratore, gelosissimo dell’indipendenza del regno che, per questo, si isolò irrimediabilmente a livello internazionale.

Appena 17enne ispirò vari decreti militari che stabilivano nuovi organici per i corpi di fanteria e cavalleria e svolse personalmente una intensa attività di controllo, disciplina e allenamento delle truppe per rendere efficienti le forze armate. Divenuto sovrano a soli 20 anni, in seguito alla morte del padre, seguì nel primo periodo del suo regno una linea liberale attuando riforme amministrative e vari atti di clemenza che fecero sperare il popolo in un governo giusto e dalle ambizioni nazionali.

Dal punto di vista commerciale e politico inaugurò la prima ferrovia italiana (1839) che, in poco più di 7 km, collegava Napoli (sede del sovrano) al vicino comune campano di Portici; dette grande incremento alla marina mercantile, concluse trattati di commercio con varie potenze e promosse la distruzione della feudalità in Sicilia.

Proprio in Sicilia regnava però nei suoi confronti un diffuso malcontento. I Siciliani lamentavano infatti l’insufficiente attenzione del governo centrale ai problemi dell’isola: per esempio non era stato posto riparo alla crisi dell’agricoltura, alla insufficienza del commercio per mancanza di strade, alla debolezza delle industrie, alle carenze e alla corruzione della pubblica amministrazione. Inoltre, i Siciliani desideravano che fossero regolati chiaramente i rapporti tra il Tesoro palermitano e il Tesoro napoletano, denunciando anche che il commercio marittimo siciliano era sacrificato agli interessi napoletani.

Le richieste dei Siciliani, tuttavia, non trovarono mai una risposta, nemmeno quando un fratello del re si stabilì a Palermo.

Il comportamento di Ferdinando II cambia intorno al 1848: dopo il buon governo del periodo iniziale, infatti, anch’egli comincia progressivamente ad arroccarsi su posizioni restauratrici, fino a raggiungere i livelli di intransigenza e brutalità dei suoi predecessori. Spesso è impegnato a fronteggiare e reprimere i moti rivoluzionari liberali e repubblicani che stanno toccando l’Europa e l’Italia. Anche la Sicilia è in questo periodo in piena rivoluzione separatista. Il sovrano decide allora di inviare sull’isola 16mila soldati che danno luogo a una carneficina con il bombardamento di Messina (nel settembre 1848), che gli varrà l’appellativo di “Re Bomba“, e la presa di Catania e Palermo (rispettivamente in aprile e maggio del 1849). Dieci anni dopo, nel maggio 1859, Ferdinando muore a Caserta dove è tutt’ora sepolto.

Il suo governo potrebbe essere descritto come una parabola discendente: quando sale al trono, gode di rispetto e ammirazione per le doti di intelligenza e di acume politico e, in quanto sovrano del Regno più potente d’Italia, viene visto come il possibile futuro re della nazione; poi, con il passare del tempo, la sua condotta assolutista e repressiva causeranno un calo di rispetto e ammirazione.