Scuola forense etnea fra accusa e difesa. Parla Magnano di San Lio

Scuola forense etnea fra accusa e difesa. Parla Magnano di San Lio

CATANIA – “Per quel che è stato detto su Facebook non intervengo; non ho un profilo e dunque non sono presente in questo scambio di notizie e opinioni”. È categorico Maurizio Magnano di San Lio, presidente dell’ordine degli avvocati di Catania.

Noi lo abbiamo chiamato in causa dopo la bufera che si è scatenata alcune settimane fa quando, Antonino Ciavola, direttore della fondazione “Vincenzo Geraci” (la scuola forense etnea per intenderci), è intervenuto sul social con una “interpretazione autentica” che rendeva ufficiale la non obbligatorietà della scuola per i ragazzi che si erano iscritti al registro dei praticanti prima del 28 gennaio 2014.

Un intervento un po’ tardivo, avvenuto giusto giusto pochi giorni dopo che gli studenti avevano pagato anche la seconda rata della retta di questa scuola, che a Catania è stato stabilito essere obbligatoria. Vi riproponiamo il post.

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E proprio questa scritta di poche parole, ma tanto incisive ha alzato il polverone scatenando la bufera. Per intenderci, lo scorso 28 gennaio, l’ordine degli avvocati di Catania ha deliberato l’obbligatorietà della scuola forense per l’accesso all’esame di abilitazione alla professione e il provvedimento è stato fortemente criticato da studenti e neolaureati che rientrano nel novero dei soggetti interessati dalla delibera.

Perché la critica? Perché Catania è una delle poche scuole d’Italia obbligatorie e perché è la scuola con la più alta quota di iscrizione ad personam: 900 euro + Iva.

“Il Consiglio ha deliberato lo scorso gennaio – continua l’avvocato Magnano di San Lio – ma non è giuridicamente possibile interpretare tale decisione con effetto retroattivo. Certo è che si è creato il disguido e adesso poco importa comprenderne la causa”. E ancora “Prendendo, dunque, atto di quanto è accaduto, abbiamo ritenuto di dare disponibilità a chi lo desiderava di ritirarsi dal corso in quanto non obbligato perché iscritto nel registro dei praticanti avvocati prima del 28 gennaio 2014. La disponibilità riguarda sia la restituzione delle somme per chi volesse lasciare la scuola, sia la non riscossione della terza rata. Naturalmente, non volendo assolutamente creare disparità di trattamento, il consiglio di amministrazione ha ritenuto di non mettere in riscossione la terza rata per tutti coloro che frequentano la Scuola”.

Ma quali sarebbero le circostanze che hanno reso necessaria l’assunzione della delibera in esame? “Essa è dovuta al fatto che la nuova legge professionale prevede l’obbligatorietà della Scuola Forense. Il discorso andava regolamentato ma, in ogni caso, prevedeva una rivisitazione della forma dell’esame per l’abilitazione all’esercizio della professione di Avvocato. In sostanza, i praticanti che andrebbero a sostenere gli esami nel 2015 non avrebbero un’adeguata preparazione e alla luce di ciò, abbiamo ritenuto di applicare la previsione normativa suddetta, ponendo l’obbligo della frequenza” e aggiunge “la delibera, però, ritengo utile puntualizzare, non impone l’obbligo della frequenza della scuola dell’Ordine, ma di una scuola che rispetti i programmi delineati dalla Scuola Superiore dell’Avvocatura. Esistono, quindi, altre realtà a Catania che hanno adeguato il programma alle direttive tanto che alcuni praticanti avvocati le frequentano. Evidenzio, inoltre, che proprio i vertici della Scuola Superiore quando hanno saputo della nostra scelta hanno positivamente commentato l’iniziativa”.

Anche se qualche perplessità è naturale averla, va bene… abbiamo capito che la scuola è obbligatoria e non si scappa. Ma perché pagare così tanti soldi in un momento storico in cui non si fa altro che parlare di crisi economica… perché non ripartire la cifra anche in base alle classi di reddito…?

Relativamente al costo, penso sia esiguo, in quanto bisogna fare riferimento non solo alle somme pagate, peraltro divise in tre rate, ma anche al numero delle ore che impegnano i ragazzi. Mi piace, in ogni caso, precisare che di recente, all’interno della scuola, proprio per venire incontro alle esigenze dei praticanti, si è discusso sulla possibilità dell’istituzione di borse di studio, magari in memoria di figure che hanno dato lustro al foro catanese”.

Insomma, ci sono alcune cose che non tornano e ancora è una partita ancora tutta da giocare, per capire se le parole saranno supportate dai fatti.

“Speriamo, che in futuro, i toni siano più rilassati ma che il confronto ci sia sempre. Io ho ascoltato i praticanti serenamente e ho detto loro che sono sempre disposto a incontrarli e affrontare insieme le problematiche che si presentano durante il percorso”.

La nostra testata darà la parola a chi volesse intervenire sulla questione.