Bue e asinello, che ci fanno nel presepe? Ecco come un errore ha influenzato le usanze natalizie

Bue e asinello, che ci fanno nel presepe? Ecco come un errore ha influenzato le usanze natalizie

Ci sono un bue, un asinello e uno scrittore. No, non si tratta dell’inizio di una barzelletta, bensì del punto di partenza per risolvere uno degli enigmi più astrusi che è possibile immaginare in occasione del periodo natalizio.

Come avrete certamente immaginato, il bue e l’asinello in questione sono i due simpatici animali che, anche alle nostre latitudini, vengono rappresentati sotto forma di statuette nel presepe.

Ma perché sono stati scelti proprio questi due quadrupedi per fare compagnia al bambinello e non un gallo, un maialino o un barbagianni? Dopotutto, in nessuno dei Vangeli viene menzionata la figura di questi due animali che, magicamente, trovano spazio all’interno della grotta.

Una risposta sembrerebbe provenire proprio da quello scrittore citato a inizio articolo che risponde al nome di pseudo-Matteo, a cui viene attribuita la paternità di uno dei Vangeli apocrifi, ovvero non riconosciuti dalla Chiesa, ma non per questo sprovvisti di punti interessanti.

In uno dei suoi passaggi, il testo “clandestino” fa cenno a un bue e a un asino che si sarebbero accomodati accanto a Cristo. Questo particolare, tuttavia, sarebbe frutto di un’errata traduzione dall’ebraico al greco e, successivamente, al latino. Nel testo originale, infatti, si legge la frase “in mezzo agli anni” divenuta per sbaglio in greco “in mezzo agli animali“.

Tutto questo a causa del fraintendimento di un monaco intento a tradurre o ricopiare le scritture nella lingua ellenica. L’ingresso del bue e dell’asino sarebbe poi avvenuto con la traduzione, stavolta corretta, di un versetto del profeta Isaia: “Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone“.

Foto di repertorio