Al professor Pietro Luigi Clemente il premio di antropologia “Giuseppe Cocchiara”

Al professor Pietro Luigi Clemente il premio di antropologia “Giuseppe Cocchiara”

CATANIA – Lo studio delle tradizioni popolari nell’ambito dell’antopologia museale. Questo è quanto ha permesso al professor Pietro Luigi Clemente, docente di Antopologia culturale e Storia delle tradizioni popolari, di fregiarsi del Premio internazionale Giuseppe Cocchiara, dedicato agli studi demo-etno antopologici.

L’evento ha avuto luogo lo scorso 30 novembre nell’aula magna del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Catania e al suo interno il professor Clemente ha tenuto una lectio magistralis. Tra i temi trattati l’importanza delle culture periferiche e delle loro tradizioni folkloristiche.

Clemente, nato e cresciuto in Sardegna, ha portato avanti la sua carriera accademica prevalentemente in Toscana, nelle università di Firenze e Siena, ed è stato anche presidente dell’associazione Simbdea (Società Italiana per la Museografia e i Beni demoetnoantropologici).

“Il premio che ho ricevuto – afferma Clemente – lo ritengo un grande onore e lo definisco anche un riconoscimento alla mia carriera, non a uno studio in particolare. Riguardo allo studio delle tradizioni popolari, credo che non siano da considerare come una cosa vecchia e del passato, bensì come delle culture diverse tra loro che celebrano momenti della vita e che fanno parte di una ricchezza di diversità che ci possiamo portare nel futuro. La vita moderna è basata sull’individualismo e la cultura popolare fatta dalle nuove generazioni aiuta a non essere omologati”.

Le popolazioni mediterranee italiane sono molto diverse tra loro, ma hanno anche tante cose in comune, in termini soprattutto di eredità.

“Tutti sono figli di grandi eredità comuni – conclude Clemente –. In passato ho collaborato con un gruppo che metteva insieme Toscana, Corsica e Sardegna e un tratto che le lega è l’improvvisazione poetica in ottava rima, che proviene dalla cultura rinascimentale e diventato parte di quella popolare. La Sicilia e la Sardegna sono due regioni molto diverse perché la prima ha un grandissimo livello di popolazione e di storia. La Sardegna invece ha avuto uno spopolamento, l’episodio nuragico e la dominazione spagnola, è basata storicamente sulla dimensione pastorale ed è meno regione-stato della Sicilia. Paradossalmente però sono stati più i sardi a rivendicare la loro identità nazionale”.