Catania, immondizia e degrado sotto gli Archi della Marina: ecco come la città fa fuggire i turisti – FOTO

Catania, immondizia e degrado sotto gli Archi della Marina: ecco come la città fa fuggire i turisti – FOTO

CATANIA – Notoriamente, il porto è uno dei punti di collegamento delle città di mare con il resto del mondo, nonché snodo di scambi economici, culturali e sociali con altri popoli. Nel capoluogo etneo, tuttavia, questo approdo è anche l’anticamera del degrado e dell’incuria che è possibile incrociare avanzando per le vie e le piazze cittadine sia periferiche che centrali.

La situazione a dir poco esplosiva nella quale è precipitata la città di Catania nel corso degli ultimi mesi è ormai nota a tutti. Tra un dissesto finanziario conclamato e un’emergenza rifiuti che non accenna a placarsi, i cittadini etnei si trovano ormai al limite dell’esasperazione.

Il biglietto da visita che la città è in grado poi di offrire ai tanti viaggiatori che la raggiungono da ogni parte del mondo rischia inoltre di non essere all’altezza dell’offerta turistica. Lo stesso vale, appunto, per i croceristi che, dal mare, fanno accesso alla parte più nobile del capoluogo.

Appena fuori dal porto di Catania, infatti, il primo spettacolo indecoroso è dato dal mondezzaio che staziona ormai da tempo proprio sotto gli Archi della Marina, storico viadotto ferroviario di metà ottocento che attraversa il giardino Pacini e costeggia il golfo etneo. In questo punto, tra il muro di cinta e una barriera jersey installata in passato per chiudere al traffico una delle carreggiate di via Dusmet, è presente una discarica puzzolente ammannita di ogni genere di rifiuto.

Buste di plastica, cartoni, rami abbattuti, stoviglie e vecchie cassette di frutta si trovano ammucchiati in grande quantità in questo angolo della vergogna impossibile da non notare. Tutt’intorno è un ronzio di mosche e un olezzo distinguibile anche a diversi metri di distanza. Poco distante ci si imbatte anche in escrementi animali non raccolti e in quel che resta del materiale pirotecnico esploso da qualcuno.

La mente corre subito alla tradizionale “muschitteria” tanto cara ai catanesi che viene adoperata in occasione delle feste patronali di Sant’Agata di febbraio e metà agosto. La situazione non è delle migliori nemmeno sotto gli antichi archi, dove è possibile scorgere altri contenitori di cartone, vecchie cornici e addirittura frammenti di vetro che possono costituire un serio rischio per chi transita a piedi.

Proprio davanti gli edifici della Capitaneria di Porto di Catania si trova un’altra brutta sorpresa. Nessuno sembra essersi ancora adoperato per rimuovere ciò, che a prima vista, pare essere l’ultimo brandello del muro di cinta del porto abbattuto nel corso degli ultimi due anni per la realizzazione dell’agognato waterfront catanese. Le grosse pietre stazionano ancora sui ciottoli di un’aiuola sbrindellata e soffocata da alcune barriere di cemento.

Tristi paradossi di una città che, malgrado una vocazione turistica fastosamente sbandierata ai quattro venti, affonda lentamente nel degrado provando a nascondere faticosamente la polvere sotto il tappeto.