Povertà, è record in Italia: disoccupazione, disuguaglianze e disparità. Calabria e Sicilia le regioni peggiori

Povertà, è record in Italia: disoccupazione, disuguaglianze e disparità. Calabria e Sicilia le regioni peggiori

PALERMO – Emergenza lavoro, 5 milioni di cittadini in povertà assoluta, oltre un milione dei quali minorenni (12,1% nel 2017), disuguaglianze evidenti e allarmanti: un quadro certamente poco lusinghiero del Bel Paese, quello che presentano i più recenti dati Istat e conferma il rapporto “Regioni e Città in uno sguardo” dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) del 2018.

Sicuramente si tratta di dati sensibili a oscillazioni continue, ma sono due le cose che non si possono negare osservando qualsiasi rapporto ufficiale relativo alle condizioni economiche del nostro Paese: la prima è che, nonostante l’Italia figuri tra le nazioni più potenti al mondo, vivere in un Paese prestigioso non risparmia milioni di persone dal vivere in condizioni disagevoli; la seconda è che il problema della povertà non è vissuto con la stessa intensità in tutte le parti d’Italia, visto che quasi la metà delle famiglie che vivono in povertà assoluta risiede nel Mezzogiorno.

Per quanto riguarda la prima affermazione, gli ultimi dati Istat sembrano confermare che la povertà in Italia è tutt’altro che una questione secondaria: con oltre 5 milioni di cittadini (l’8,4% dell’intera popolazione) ridotti allo stremo dalla mancanza di lavoro (la disoccupazione raggiungerebbe perfino valori vicini al 50% in alcune regioni, tra le quali la Sicilia) e dai costi elevati della vita, è impossibile negare che la crescita della povertà è ormai da considerare allarmante.

I dati rivelati dall’Istat nel 2017 sono i peggiori dal 2005 e questo rende le autorità e i cittadini italiani sempre più preoccupati e ansiosi per le svolte future dell’economia del Paese. Particolarmente drammatica risulta la situazione delle famiglie con almeno un figlio minore a carico e quelle con anziani, che stanno pagando le conseguenze peggiori della crisi economica degli ultimi anni.

Anche la seconda affermazione trova conferma nei dati Istat 2017: tutte le Regioni con i valori più alti di incidenza di povertà relativa si trovano distribuite tra il Sud e le Isole maggiori (il tasso medio per il Mezzogiorno è di 19,7, contro il 5,7 del Nord e il 7,8 del Centro e ben più alto del valore nazionale del 10,6). Il divario tra le Regioni raggiunge il 15%, un dato che accomuna la nostra nazione a Spagna e Turchia.

La regione peggiore a livello nazionale è la Calabria, che presenta un tasso d’incidenza di povertà relativa del 35,3%, seguita a breve distanza da Sicilia (29%) e Campania (24%). Si tratta di valori ben più elevati di quelli relativi al Centro-Nord, che presentano un’incidenza che varia dal 4,4 della Valle d’Aosta (il territorio meno afflitto dalla povertà a livello nazionale, seguito da Emilia-Romagna e Trentino Alto Adige) all’11,8% dell’Umbria.

A riprova di quanto rivelato dall’Istituto Nazionale di Statistica, il rapporto dell’Ocse mostra la tendenza negativa dell’Italia per quanto riguarda la lotta alle disuguaglianze sociali e territoriali: il Bel Paese si classifica infatti soltanto al 16esimo nell’impegno nelle politiche di contrasto alla disuguaglianza.

Dal rapporto emergono anche altri dettagli poco rassicuranti sull’evoluzione del mondo del lavoro: sarebbe ancora molto preoccupante la disparità tra impiego maschile e femminile, che in Italia rimane stabile al 20% (altri Paesi che registrano un dato simile sono Messico, Turchia, Cile e Grecia), e inoltre, come si sente spesso dire dai media o sui social, sarebbero i giovani, in particolare, a subire gli effetti negativi della disoccupazione e della povertà.

In un Paese come l’Italia il 17 ottobre, giornata internazionale per l’eradicazione della povertà, c’è davvero molto su cui riflettere: se la maggior parte dei cittadini ha la fortuna di avere luce e acqua corrente nelle proprie case, di poter frequentare la scuola, di consumare almeno tre pasti al giorno e di avere accesso ad aiuti sociali di varia natura, è importante ricordare che questi diritti basilari non sono ancora una realtà per l’intera popolazione e che sono ancora troppi i disagi da risolvere nel nostro Paese.

La mancanza di lavoro, le differenze nell’impiego, gli sprechi continui, la corruzione e l’abusivismo: tutti questi fattori definiscono negativamente il nostro Paese e incidono, in maniera più o meno determinante, sulla vita degli individui (basti pensare a chi è costretto a vivere per strada perché gente benestante ottiene illegalmente case popolari, a chi pensa al suicidio come unica soluzione alla mancanza di lavoro o a chi, uomo o donna, è costretto a lasciare il proprio lavoro per esigenze familiari e non riceve alcun aiuto).

Al momento, l’unica soluzione per garantire un miglioramento nei prossimi anni e porre fine alla disperazione di milioni di italiani indigent sembra lavorare attivamente su ognuno di questi fattori sia con politiche sociali sia con campagne di sensibilizzazione che coinvolgano l’intera popolazione.