Antonio, il rugby e l’Europeo U19: “Prima uomo, poi giocatore. Questo sport sta crescendo”

Antonio, il rugby e l’Europeo U19: “Prima uomo, poi giocatore. Questo sport sta crescendo”

CATANIA – Molto spesso in Italia ci si rende conto che lo sport più seguito, da decenni, è il calcio, in tutte le sue sfaccettature. Ci si dimentica, tuttavia, che esistono altre discipline in crescita, con risultati importanti e storie da raccontare.

Una storia come quella di Antonio Cacopardo, 18 anni a luglio del prossimo anno, rugbista tra le fila degli Spartans Catania e già nel giro della Nazionale Italiana, con un Europeo giocato alle spalle.

La disciplina, denominata Rugby League XIII, è in crescita e proprio quest’anno la Firl (Federazione Italiana Rugby League) ha deciso di sfidare se stessa creando una selezione Under 19 in grado di partecipare agli Europei disputati lo scorso 5 agosto a Belgrado, in Serbia.

Una sfida anche per i ragazzi selezionati, tra cui proprio Antonio: una gioia immensa, poi, aver conquistato la qualificazione sconfiggendo l’Ucraina con un netto 50-0, risultato non indifferente: “Siamo arrivati in forma nel momento clou perché ci siamo allenati tutto l’anno a partire da febbraio, disputando due amichevoli di peso contro Francia e Serbia, oltre al match contro l’Ucraina. Le nostre sensazioni erano positive, perché avevamo battuto anche la Serbia 38-20, uscendo sconfitti solo contro i transalpini, campioni in carica”.

L’Italia ha partecipato all’Europeo insieme con Serbia, Francia, Inghilterra, Irlanda, Galles e Scozia, concludendo al settimo posto in virtù delle sconfitte contro Francia (0-70) e Irlanda (10-26) e della vittoria, ancora una volta, contro l’Ucraina (60-6). Il campionato, poi, è stato vinto dalla Francia, che ha sconfitto l’Inghilterra in finale.

La Nazionale Italiana di rugby U19

Comprendevamo l’importanza di questo Europeo – commenta Antonio – poiché l’U-19 di rugby italiana è nata proprio quest’anno e aver ottenuto questo risultato è stata una grande soddisfazione. Eravamo felici.

Un evento a cui Antonio non avrebbe dovuto partecipare, poiché durante la gara di qualificazione contro l’Ucraina si è infortunato. Diagnosi: rottura del legamento del piede.

Perseveranza, costanza e voglia di esserci, però, gli hanno permesso di partire per la Serbia: “Sono riuscito a recuperare con una fisioterapia intensa ed è stato bello perché non era previsto. Ci ho provato e ci sono riuscito. Arrivati lì era un mondo completamente diverso, tutte nazioni molto forti. Volevamo giocarcela con tutti”.

A un evento del genere, ovviamente, ci si arriva grazie all’esperienza e a una buona tenuta fisica, giocando partite di alto livello: “La federazione ha cercato di coinvolgerci con amichevoli importanti. Dietro c’è un lavoro intenso e importantissimo, già due anni fa ero a conoscenza di questo Europeo e volevo raggiungerlo”.

Nonostante il settimo posto, che ha deluso tutti i ragazzi, l’intenzione era quella di fare bella figura, poiché la Nazionale Italia U19 era sconosciuta al mondo della Rugby League, che ha come capi saldi una buona tattica e adeguate linee di corsa, oltre a essere uno sport che si basa su specifiche e precise geometrie.

Purtroppo abbiamo avuto un calendario difficile. Partire con una sconfitta del genere contro la Francia non so quanto abbia influito, gli accoppiamenti non sono certo una scusa, ma il più grande rammarico è la sfida contro l’Irlanda che non meritavamo di perdere”, analizzza Antonio.

Tra l’altro, è stata sottolineata l’importanza e la bellezza di questo sport, che si è sempre distinto da tutti gli altri: “È uno sport diverso, non richiede solo l’impegno fisico ma ti trasmette dei valori che da altre parti non trovi. Il rugby è uno sport duro, ma il senso di amicizia con il rivale è straordinario”.

Si parla di rispetto, di lealtà e di crescita sotto il piano caratteriale, “ti insegna a essere uomo prima di essere un giocatore”. È noto, infatti, il terzo tempo, quando gli avversari, al termine del match, mangiano tutti insieme. Oppure quando, alla luce di una sconfitta, l’avversario viene applaudito e in cambio quest’ultimo crea un corridoio per accompagnare rispettosamente la squadra perdente negli spogliatoi.

Da questa stagione, comunque, parte la preparazione, stavolta al prossimo Europeo, con un occhio ai Mondiali: l’obiettivo è superare le brutte prestazioni e rifarsi quanto prima, perché “questo sport è in crescita e vogliamo dimostrare di valere. I ringraziamenti più grandi vanno al mio coach, Salvatore Pezzano, allenatore della Nazionale U19. Mi ha insegnato molto”.