“Ci hanno obbligate a lavorare per loro”, a 14 anni costrette a prostituirsi: l’incubo a Catania – NOMI e VIDEO

“Ci hanno obbligate a lavorare per loro”, a 14 anni costrette a prostituirsi: l’incubo a Catania – NOMI e VIDEO

CATANIA – Lo scorso 11 agosto, in esecuzione del decreto di fermo emesso lo stesso giorno dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato ha posto in stato di fermo:

  • Frank Josiah, 41 anni (in basso a destra)
  • Edith Josiah,  25 anni (in basso a sinistra)

in quanto gravemente indiziati, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati in Nigeria e in Libia, dei delitti di tratta di persone – con le aggravanti della transnazionalità del reato, di avere agito mediante minaccia attuata attraverso la realizzazione del rito religioso-esoterico del voodoo in danno di minori, al fine di sfruttare la prostituzione ed esponendo le persone offese a un grave pericolo per la vita e l’integrità fisica (facendo loro attraversare il continente di origine sotto il controllo di criminali, che le sottoponevano a privazioni di ogni genere e a diverse forme di violenza, facendole giungere in Italia via mare a bordo di imbarcazioni occupate da moltissimi migranti, esponendole ad un altissimo rischio di naufragio) – nonché di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il provvedimento restrittivo accoglie gli esiti di un’articolata attività investigativa di tipo tecnico avviata dalla Squadra Mobile, con il coordinamento dalla D.D.A. di Catania, a seguito della segnalazione, pervenuta alla Questura di Catania  il 20 aprile 2018, relativa a una minorenne di nazionalità nigeriana, chiamata Raquel – nome di fantasia, n.d.r. – costretta a prostituirsi in da un uomo di nome Frank”, rintracciato in un’abitazione nel popolare rione di “San Cristoforo”.

Personale della  Squadra Mobile e dell’U.P.G.S.P., tempestivamente recatosi nella via segnalata, accertava, all’interno di un appartamento, la presenza di una coppia di cittadini nigeriani e di alcune giovani donne della stessa nazionalità, identificate per “Raquel” – nome di fantasia, n.d.r. – e Alyssa – nome di fantasia, n.d.r. – presumibili vittime di tratta, le quali venivano immediatamente collocate in strutture protette.

Raquel” – nome di fantasia, n.d.r. –  escussa a sommarie informazioni, dichiarava di aver lasciato la Nigeria all’età di appena quattordici anni a causa delle condizioni di disperata povertà del nucleo familiare, accettando la proposta di una connazionale dimorante in Italia che le aveva offerto di farsi carico delle spese del viaggio verso l’Europa con l’accordo che Raquel, una volta giunta in Italia, avrebbe lavorato alle sue dipendenze come prostituta e con i guadagni avrebbe pagato il debito di ingaggio pari a 15mila euro; Raquel era stata sottoposta ad un rito voodoo prima della partenza e con tale rito si era impegnata a pagare il debito e a non denunziare i propri aguzzini, altrimenti sarebbe morta.

La minore, giunta a Catania in data l’11 ottobre dello scorso anno, a bordo della nave della Marina Militare francese “Ducuing”, unitamente ad altri 134 migranti di varie nazionalità, su ordine dei propri trafficanti aveva dichiarato di esser maggiorenne e, dopo esser stata collocata in una comunità in provincia di Messina, aveva avvisato la madame che aveva inviato il proprio marito Frank Josiah a prelevarla presso la struttura: l’uomo l’aveva quindi condotta nell’appartamento della coppia ove la madame Edith Josiah (moglie di Frank) la attendeva e la avviava, dopo appena, una settimana, alla prostituzione su strada.

L’altra giovane, “Alyssa” – nome di fantasia, n.d.r. – rendeva dichiarazioni di analogo tenore riferendo di esser stata costretta dalle condizioni di indigenza a lasciare il proprio paese, di aver assunto un debito di ingaggio consacrato con rito voodoo, di esser stata prelevata da due connazionali presso la struttura ove era stata collocata all’arrivo in Italia e di aver così raggiunto Catania dove trovava Frank ad attenderla per accompagnarla nell’appartamento a “San Cristoforo”.

Anche “Alyssa” – nome di fantasia, n.d.r. – veniva costretta a prostituirsi da Frank e dalla moglie Edith, ai quali consegnava i proventi del meretricio.

La coppia di coniugi, successivamente all’intervento della Polizia di Stato e alla conseguente “perdita di possesso” delle due vittime (collocate subito in protezione) costituenti precipua fonte di reddito della coppia, si adoperava intervenendo sui familiari delle ragazze tramite i correi in Nigeria, minacciandoli affinché effettuassero pressioni sulle congiunte, convincendole a ritornare dai coniugi, commissionando anche ai correi l’esecuzione di nuovi riti voodoo finalizzati a ingenerare timore crescente, con ciò stesso strumentalizzando ancora una volta l’estrema vulnerabilità delle vittime.

Nei ripetuti contatti con i parenti delle vittime emergevano involontarie confessioni dei correi: Edith, in particolare, lamentava ai parenti delle ragazze il comportamento di queste ultime che, invece di dimostrarsi riconoscenti per tutto ciò che i coniugi avevano fatto per loro (ovvero per averle trasferite in Italia e averle subito immesse nel circuito della prostituzione su strada), dopo l’intervento della Polizia, non li avevano più contattati e non avevano fatto ritorno all’abitazione, senza ultimare il pagamento del debito di ingaggio (così ammettendo inequivocabilmente le proprie responsabilità).

Nei contatti con i correi Edith commentava con i propri interlocutori gli effetti del recente editto del Re Oba Ewuare II di Edo State con il quale erano stati annullati gli effetti dei riti celebrati per vincolare le vittime di tratta al pagamento del debito: la donna rilevava che a seguito dell’editto ormai molte vittime non avevano più paura e avevano smesso di pagare le proprie madame e addebitava la responsabilità della propria vicenda al Re Oba.

Le indagini tecniche, coordinate dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania – condotte dagli investigatori della Sezione “Criminalità Straniera e Prostituzione” della Squadra Mobile – hanno fornito pieno riscontro alle dichiarazioni rese dalle due vittime, consentendo di accertare la condotta illecita degli indagati, consistente nell’avere reclutato, introdotto nel territorio dello Stato o ivi trasportato “Raquel” – nome di fantasia, n.d.r. – all’epoca minorenne, “Alyssa” – nome di fantasia, n.d.r. –  e altre giovani connazionali mediante minaccia e approfittamento di una situazione di vulnerabilità, di inferiorità fisica o psichica e di necessità al fine di indurle o costringerle a prestazioni sessuali o, comunque, al compimento di attività illecite tali da comportarne lo sfruttamento.

Nella giornata dell’11 agosto 2018, sulla scorta delle risultanze delle intercettazioni dalle quali emergeva la ferma intenzione degli indagati di allontanarsi da Catania al più presto possibile (l’indagata “Edith”, la mattina del decorso 11 agosto, riferiva a “Frank” di avere addirittura sognato l’imminente arresto) la Direzione Distrettuale Antimafia emetteva nei confronti degli indagati decreto di fermo di indiziato di delitto, eseguito nel corso della medesima giornata.

Espletate le formalità di rito, i due sono stati rinchiusi nel carcere di Catania – Piazza Lanza, a disposizione dell’autorità giudiziaria.