“Desaparecidos: il viaggio di José”: presentato alla libreria Tantestorie il docufilm sul dramma degli scomparsi argentini

“Desaparecidos: il viaggio di José”: presentato alla libreria Tantestorie il docufilm sul dramma degli scomparsi argentini

PALERMO – Un docufilm ancora in fase embrionale, la cui riuscita promette di svelare parecchi misteri avvolti nell’ombra. Questo e molto altro è “Desaparecidos: il viaggio di José”, pellicola presentata ieri alla libreria Tantestorie di via Ludovico Ariosto, che cerca di risalire alla verità sulla sorte toccata alle vittime siciliane del regime dittatoriale di Videla in Argentina, intervistando quanti, tra parenti delle vittime e uomini di Chiesa, possano aiutare a fare luce.

Il soggetto, nato dall’unione d’intenti del regista, Gaetano di Lorenzo, e del fotoreporter di fama internazionale José Ledesma, si serve anche della collaborazione di Mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, e di una firma giornalistica nostrana: Giorgio Mannino, collaboratore del Giornale di Sicilia

A moderare l’incontro Giuseppe Castronovo, proprietario della libreria Tantestorie: “Ho accettato subito con entusiasmo di ospitare tra queste mura il progetto propostomi da Mannino, perchè credo che quello dei desaparecidos argentini sia un dramma equiparabile quasi alle vittime mafiose di lupara bianca, svanite nel nulla“.

Gaetano di Lorenzo, regista del progetto, afferma: “Io e José Ledesma ci conosciamo da diversi anni, e attraverso le sue capacità e la storia straordinaria della sua carriera abbiamo deciso di andare alla ricerca dei familiari di alcuni desaparecidos siciliani, dei quali purtroppo non sappiamo molto: il lavoro di ricerca infatti è lento e faticoso. Questi uomini e queste donne siciliane, emigrati in Argentina in cerca di un futuro migliore però, hanno lasciato qui le proprie famiglie, ed è grazie a loro e alle interviste realizzate, che stiamo cercando di riunire tutti i pezzi del puzzle. Per continuare però, abbiamo bisogno di risorse economiche. Ed è per questa ragione che abbiamo aperto una campagna di raccolta fondi sul sito www.produzionidalbasso.com. Una volta sul sito, basta inserire il titolo del docufilm e procedere con la donazione attraverso una procedura facilissima che darà diritto all’inserimento del benefattore tra i titoli di coda oltre ad altri omaggi che variano a seconda della donazione effettuata“.

José Ledesma: “I desaparecidos argentini condividono in qualche modo la sorte toccata agli ebrei: perseguitati, uccisi e torturati. A differenza loro però, non è possibile commemorarli in un giorno a loro dedicato, – tranne l’iniziativa privata da parte di alcune madri che scendono ogni giovedì a plaza de mayo, a Buenos Aires – né le loro famiglie hanno una tomba su cui piangere: molti di loro infatti sono svaniti nel nulla, come fantasmi. Non risultano neppure nei registri delle vittime del regime anti comunista di Videla. Io stesso sono sopravvissuto ad un attentato, all’epoca fatto passare per un tragico incidente aereo: il 14 settembre 1980, un aereo su cui viaggiavano due miei colleghi del Cronica, giornale paragonabile al vostro Corriere della sera, esplose. Io mi sono salvato perchè non salii. Ma poco dopo, nell’82, decisi di interrompere la mia collaborazione: non mi sentivo più al sicuro, specialmente da quando mi accorsi che le mie foto, raffiguranti i morti del regime, venivano non solo non pubblicate, ma fatte sparire nel nulla. Di quelle foto però, io ho conservato alcuni scatti in archivio, e spero di farle saltare fuori nel corso del documentario“.

Giorgio Mannino: “Per mettere assieme tutti gli elementi finora raccolti, si è resa necessaria una lunga e faticosa ricerca. Ma pensare che questa storia non ci riguardi, che è un qualcosa di lontano, sarebbe un errore grandissimo: essa infatti, è più vicina a noi di quanto si possa pensare, perchè contiene tutta una serie di elementi riconducibili alla storia del nostro Paese, in particolare alla prima repubblica e agli uomini che governavano l’Italia in quegli anni. Nonostante il dramma dei desaparecidos fosse ben noto a tutti, si è sempre cercato di minimizzare, riconducendo tutto a dei fantomatici terroristi isolati, in nome dei forti interessi commerciali che legavano, all’epoca, Argentina ed Italia. Ma c’è dell’altro: è comprovato infatti, il forte legame tra la dittatura argentina, la P2 e la Cia. Lascia sgomenti pensare che, nonostante la democrazia occidentale sapesse tutto, non abbia fatto nulla per evitare tutto questo“.

Monsignor Pennisi, arcivescovo di Monreale: “E’ verissimo, all’epoca si tendeva a minimizzare tutto, perché la gente non doveva sapere. Io, dal canto mio, non conoscevo a fondo il fenomeno, ma mi sono occupato delle storie di alcuni di questi malcapitati solo da un punto di vista umanitario, rimanendo in contatto con la Caritas Argentina e facendo quanto in mio potere per aiutare alcuni di loro“.

E adesso, com’è la situazione? Ledesma fa il punto: “Attualmente la magistratura in Argentina si sta muovendo per punire i responsabili, seppur con qualche impedimento. Dopo la fine della dittatura infatti, molti si sono trovati con le mani legate. Per fortuna, accanto a loro, oggi ci sono anche organizzazioni come Amnesty International impegnate sul fronte dei diritti umani“.