CIMON, il robot astronauta

CIMON, il robot astronauta

I gruppi che vivono a lungo isolati cessano di comunicare con l’esterno, perciò vanno sollecitati“, dichiara Philipp Schulien, ingegnere Airbus a capo del progetto CIMON, acronimo di Crew Interactive Mobile Companion (in italiano “Assistente Interattivo Mobile per l’Equipaggio”), in altre parole un robot.

La sua IA, realizzata in collaborazione con IBM, consente alla macchina di chiacchierare, giocare e persino di essere empatica con un astronauta qualora senta la nostalgia di casa. Progettato e lanciato in orbita il 29 giugno 2018 affinché possa tenere compagnia ai membri dell’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale, il suo vero obiettivo sarà guidare l’uomo su Marte nel 2020.

Al momento, l’astronauta che l’ha “addestrato”, Alexander Gerst, ci assicura che CIMON, benché sia in grado di prendere decisioni autonome, non può violare la prima legge della robotica: “Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che a causa del proprio mancato intervento un essere umano riceva danno“.

Il suo “cervello”, chiamiamolo così, è collegato al Watson Cloud, un enorme server a Francoforte, dove gli umani lo monitorano; qualora qualcosa non dovesse andare come previsto potrebbero scollegarlo alla sorgente. La tecnologia che sta alimentando CIMON, inoltre, non è così sviluppata da consentirgli di sopravvivere senza un intervento esterno; le sue batterie che gli consentono di muoversi, infatti, vanno ricaricate ogni settimana. Nessun pericolo, quindi, per l’equipaggio o così si spera.