Suicidio, come affrontare la fragilità dell’anima

Suicidio, come affrontare la fragilità dell’anima

CATANIA – Si nasce, si cresce, si muore. Sono le tappe di un percorso che ogni essere umano, suo malgrado, è chiamato a compiere. Tappe inevitabili ma vissute da ciascuno in modo diverso.

Non esistono vite stabili, lineari, ma alcune bruciano più in fretta di altre e c’è chi decide di “spegnersi” da solo.
I motivi possono essere molteplici, ma al fondo di tutto c’è la più democratica delle emozioni umane, quella che non fa differenza di ceto, sesso, età, religione o qualunque altra categoria venga utilizzare per identificare una persona: la disperazione.

Non sono purtroppo pochi i casi di coloro i quali decidono di mettere fine alla propria vita perché spinti da questo stato d’animo. E scriverne, divulgare la notizia, non è mai una scelta semplice. La fragilità della vita umana richiede tatto e rispetto. Due caratteristiche che, in tempi in cui prevale la ricerca del sensazionalismo, non sempre vengono rispettate.

Il modo in cui una persona sceglie di lasciare questa terra non dovrebbe cambiare la sostanza della sua assenza. Dignità e privacy andrebbero sempre rispettate. È per questo che gli organi di stampa sono chiamati a rispettarle. Il diritto di cronaca, infatti, si dovrebbe piegare alla tutela di chi è stato troppo fragile per affrontare questo mondo.
Perché molto spesso accade che, proprio seguendo l’onda del sensazionalismo, riportando la notizia di un suicidio si riferiscano anche i più minimi dettagli su come il gesto sia stato compiuto. Tanta analitica precisione, però, può rappresentare un pericolo perché potrebbe spingere altre persone che soffrono di depressione a fare lo stesso.

Esistono linee guida chiare che indicano come affrontare responsabilmente l’argomento. Regole che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccolto e sintetizzato nel rapporto intitolato Prevenire il suicidio. Una risorsa per i professionisti dei media. Si tratta di linee dettate dalla volontà di aiutare quei soggetti deboli e fragili che potrebbero emulare simili gesta e dall’esigenza del rispetto per chi ha scelto come e quando andare via.

Proprio all’interno del rapporto si consiglia di evitare di riportare dettagli circa le modalità con le quali una persona ha deciso di porre fine alla propria vita. Il rischio, come dimostrato da diversi studi, è una particolare copertura dei media sulla morte di una persona possa incoraggiare altri soggetti vulnerabili a uccidersi nello stesso modo.

Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, inoltre, sottolineano che occorre pensare all’impatto che la notizia di un suicidio può avere sui lettori e fornire, quindi, indicazioni o numeri di telefono utili da contattare in caso di emergenze, come quelli per la prevenzione dei suicidi appunto.

Ecco le regole, in sintesi:

  • cogliere l’occasione per trasferire al pubblico corrette informazioni sul tema del suicidio;
  • evitare un linguaggio sensazionalistico o normalizzante, non presentare il suicidio come un modo ragionevole per risolvere i problemi;
  • evitare il posizionamento della notizia in primo piano e la riproposizione immotivata della notizia;
  • evitare la descrizione esplicita del metodo di suicidio o tentato suicidio;
  • evitare le descrizioni particolareggiate sul luogo dove è avvenuto;
  • prestare attenzione all’utilizzo delle parole nel titolo;
  • prestare attenzione all’utilizzo di fotografie o riprese video;
  • prestare particolare attenzione alle modalità di presentazione di suicidi di personaggi celebri;
  • prestare particolare attenzione per le persone in lutto a causa del suicidio di un parente o conoscente;
  • fornire informazioni su centri di prevenzione e informazione.

Proprio in merito a quest’ultimo punto si ricorda che sono attivi alcuni numeri verdi a cui chiunque può rivolgersi per ricevere supporto e aiuto psicologico:

  • Telefono Amico 199.284.284;
  • Telefono Azzurro 1.96.96;
  • Progetto InOltre 800.334.343;
  • De Leo Fund 800.168.768.