Un anno fa la legge contro il cyberbullismo: pro e contro, luci e ombre

Un anno fa la legge contro il cyberbullismo: pro e contro, luci e ombre

Secondo alcuni dati diffusi dalle autorità in occasione del Safer Internet Day lo scorso febbraio, nel 2017 sarebbero state 354 le denunce di reati di cyberbullismo da parte di minorenni, 59 delle quali legate alla diffusione di materiale pedopornografico.

La parola cyberbullismo è ormai molto comune, ma solo pochi sembrano essere consapevoli della vera natura del fenomeno. Con questo termine, si fa riferimento a una serie di atti discriminatori e/o soprusi perpetrati contro un soggetto attraverso l’utilizzo delle moderne tecnologie, quali smartphone, pc e social network. Un’evoluzione del bullismo ‘tradizionale’, ma con risultati non meno orribili: emarginazione, umiliazione, paura, ansia e depressione.

All’estero questa versione ‘moderna’ del bullismo è una grave preoccupazione già da diversi anni, mentre in Italia il dibattito pubblico sulla questione si è aperto abbastanza tardi.

Nello specifico, uno dei primi casi a ottenere visibilità nazionale è stato quello di Carolina, 14enne di Novara. Bella, solare e apparentemente serena, l’adolescente era tormentata dai bulli da diverso tempo a causa di un suo filmino a sfondo sessuale, diffuso sui social da alcuni compagni di classe. Il video era stato girato mentre Carolina si trovava a una festa ed era visibilmente ubriaca. Non è passato molto prima che un banale errore diventasse l’inizio di un incubo, conclusosi in tragedia nel gennaio del 2013, quando la 14enne decide di uccidersi gettandosi dal balcone di casa.

Da allora, il padre della giovane vittima ha fatto della lotta al fenomeno che ha ucciso la figlia la sua ragione di vita. Un primo grande risultato è arrivato solo lo scorso anno, con l’approvazione della legge contro il cyberbullismo, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale il 29 maggio del 2017 ed entrata in vigore il 18 giugno dello stesso anno.

Primo obiettivo della legge è stato definire il fenomeno, inteso come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti online aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo” (art.1, comma 2).

Una definizione che spesso è stata criticata in quanto ‘imprecisa’ o, almeno, migliorabile, visto la diversa natura di alcuni dei comportamenti descritti. Ha suscitato polemiche anche la mancata inclusione degli atti di bullismo ‘della vita reale’, spesso legati agli atti di cyberbullismo e non meno gravi o crudeli di questi, all’interno della legge.

In breve, la norma prevede:

piani di sensibilizzazione al fenomeno, che vedono la scuola come ente maggiormente coinvolto. Per ogni istituto si prevede l’individuazione di un docente come referente per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo;
• una formazione diretta e continua dei docenti alla comprensione del fenomeno e ai metodi per affrontarlo;
• l’obbligo per i dirigenti scolastici di informare i genitori qualora il figlio sia coinvolto in casi di cyberbullismo;
• la possibilità per i minorenni sopra i 14 anni e per i genitori di richiedere la rimozione di contenuti sgradevoli o diffamatori apparsi sul web. Nel caso in cui, trascorsi due giorni, le richieste non abbiano ottenuto seguito, entro le 48 ore successive dovrà intervenire il Gestore per la privacy;
• la possibilità di ammonire i cyberbulli nel caso non sia presentata querela contro di loro (un caso recente è stato quello di una 14enne di Palermo, ammonita per aver iscritto una coetanea a un sito hard);

Sicuramente la legge contro il cyberbullismo è stato un passo di notevole importanza, ma sono ancora diverse le sue ‘ombre’.

A distanza di appena un anno dalla sua promulgazione, si richiedono già diverse modifiche. In primis, sembra ormai necessario prevedere enti ufficiali che si occupino anche del supporto psicologico per le vittime e i loro cari. Inoltre, tanti reputano che alcuni casi necessitino di un provvedimento più serio del semplice ammonimento.

Mentre continuano i dibattiti, il fenomeno non si riduce e ogni giorno continuiamo ad assistere a gravi casi di bullismo online e offline e al crollo psicologico delle vittime, che spesso decidono di non denunciare e di soffrire in silenzio.

Immagine di repertorio