“Lunga è la notte. Storia di un delitto di mafia”: ~Liberi come attori fa rivivere in scena Peppino Impastato

“Lunga è la notte. Storia di un delitto di mafia”: ~Liberi come attori fa rivivere in scena Peppino Impastato

CATANIA – La compagnia teatrale “~Liberi come attori“, nata all’interno dell’Istituto Superiore  “G.B. Vaccarini”  di Catania nell’anno 2014 e formata da allievi ed ex-allievi dell’istituto, ha realizzato uno spettacolo che parla della storia di Peppino Impastato.

Lo spettacolo è intitolato “Lunga è la notte. Storia di un delitto di mafia” con la regia delle professoresse Maria Maccora e Micol Schinocca e il coordinamento di Monalisa Surcica, attuale responsabile della compagnia teatrale.

La scelta di portare sulla scena la sua storia cade in occasione del quarantesimo anniversario dalla sua morte, avvenuta il 9 maggio del 1978. L’allestimento teatrale vuole essere un omaggio a questo eroe della Sicilia che, una volta conosciuto rimane dentro l’anima. I ragazzi della compagnia teatrale, avvertendo la vicinanza agli ideali di questo giovane coraggioso e condividendone i valori, hanno voluto mettere in scena alcuni momenti significativi della sua vita.

Peppino Impastato visse a Cinisi, paese dalle profonde radici mafiose. Rendendosi conto che la mafia gestiva tutti gli affari del Comune con fiorenti profitti decise di smascherare le connivenze e il malaffare con le armi della denuncia e della satira. Forse fu proprio quest’ultima che non venne mai perdonata a Peppino. Nelle sue trasmissioni a Radio Aut i mafiosi del paese venivano spogliati dell’alone di autorità che li circondava e apparivano come disgustosi peccatori, nella sua personale rivisitazione della “Divina Commedia”, o come soldataglia agli ordini di un boss, ridicolizzato sotto lo pseudonimo di Tano Seduto. Questa mancanza di rispetto da parte di un giovane di soli trent’anni non poteva essere tollerata: venne così ucciso, dopo un violento pestaggio dilaniato da un’esplosione, sui binari della ferrovia Trapani-Palermo.

Solo l’11 aprile del 2002, a ventiquattro anni di distanza Tano Badalamenti, il Tano seduto sbeffeggiato da Peppino, venne condannato come mandante dell’omicidio.

Il titolo dello spettacolo riprende i versi di una poesia composta da Peppino, nella quale traspare tutta la sua inquietudine ed il suo desiderio di cambiamento. Lo spettacolo si apre con un grido di dolore per le morti di tanti eroi, vittime della mafia, tra i quali Peppino, ma si conclude con un appello alle future generazioni per alimentare la conoscenza e la consapevolezza affinché diventino testimoni di un nuovo percorso storico.

Saranno i ragazzi stessi a proclamare a gran voce il loro desiderio di cambiamento e il proposito di non voler abbassare mai la guardia, ma di combattere contro chi vuole ridurre le coscienze al silenzio.