Servizio sanitario pubblico ancora ‘vittima’ del sotto finanziamento

Servizio sanitario pubblico ancora ‘vittima’ del sotto finanziamento

Il più importante problema del servizio sanitario pubblico è rappresentato dal costante continuo sotto finanziamento, con contenimento della spesa attraverso tagli indiscriminati che mettono in pericolo l’universalismo e la solidarietà del servizio pubblico.

Occorre spendere meglio piuttosto che meno, investendo le risorse disponibili con accortezza per realizzare gli obiettivi di tutela della salute. Il dualismo fra ospedale e territorio ha portato scarsi risultati. Ciascuno si è organizzato in maniera indipendente con sporadici punti di contatto fra i due ambiti.

Il malato entra ed esce ormai rapidamente dall’ospedale girando fra servizi territoriali non integrati col sistema di cure. La riduzione delle degenze ospedaliere e del numero dei posti letto consente di sicuro risparmi, ma i malati dimessi precocemente spesso anzi difficilmente sono guariti in quanto affetti da patologie croniche spesso multiple raramente prese in carico dal sistema di cure primarie. Ne consegue che il pronto soccorso ospedaliero viene usato come abituale supporto disponibile h24 dai malati cronici.

Necessita un reale coordinamento delle cure che in atto non è realizzato per la totale frammentazione delle stesse causa la mancata integrazione fra i sistemi cure nonché per mancata comunicazione fra ospedale e territorio. Il coordinamento attiene al sistema di cure primarie con assunzione di responsabilità clinica cioè con capacità di coordinare la rete dei servizi ed il percorso dei malati.

Il medico di famiglia deve inderogabilmente acquisire la capacità di progettare e condividere con gli altri attori del sistema i percorsi da seguire nel territorio.

Per avere la oggettiva responsabilità clinica dei malati la medicina generale deve non solo riorganizzarsi ma anche cambiare sul piano culturale per non essere sostituita da altre professioni sanitarie. I malati acuti dovranno avere un percorso di cure diverso dai cronici recuperando in ogni caso sia l’esame clinico che il colloquio col malato.

Il cronico oggi definito come complesso deve ricevere le cure necessarie nel territorio, preferibilmente a casa. Cure primarie ben dispiegate nel territorio garantiranno la sostenibilità del servizio sanitario equo ed universale ritornando ad una medicina più attenta ai bisogni delle persone.

Domenico-Grimaldi