La privacy diventa un problema tra vendite di dati e virus: i nuovi casi relativi a Facebook

La privacy diventa un problema tra vendite di dati e virus: i nuovi casi relativi a Facebook

Dopo il recente caso di YouTube, accusato di aver utilizzato i dati di minori di 13 anni per operazioni di pubblicità senza lo specifico consenso dei genitori, si torna a discutere di privacy sul web. Questa volta, però, è Facebook a essere al centro dell’attenzione mondiale.

Nello specifico, sono due i casi che hanno coinvolto il noto social network in questi ultimi giorni: il primo riguarda l’accusa di aver ceduto dei dati relativi agli utenti ad alcune aziende, mentre il secondo vede protagonista un bug che avrebbe reso pubblici dei post degli utenti.

A far scoppiare le prime accuse contro il colosso statunitense sarebbe stato un articolo del noto quotidiano “New York Times”, dove Facebook sarebbe stato accusato di aver firmato contratti con oltre 60 aziende, per lo più dedite alla produzione di prodotti informatici e di telefonia.

Secondo le prime informazioni rivelate in merito alla vicenda, i suddetti contratti permettevano alle aziende coinvolte di accedere ai dati di migliaia di utenti Facebook senza aver ottenuto il loro esplicito consenso.

Tra le aziende coinvolte dallo scandalo si trovano anche grandi nomi, come Apple, Microsoft, BlackBerry, Amazon e Samsung. Secondo quanto riportato dal “New York Times”, i contatti di questi “giganti” dell’economia statunitense con i leader di Facebook risalirebbero ai primi anni della famosa rete sociale.

Negli anni, gli accordi avrebbero offerto al social di Zuckerberg opportunità e servizi vantaggiosi per raggiungere più utenti. Di fronte alle accuse, i portavoce di Facebook hanno risposto che l’unico scopo dei contratti firmati con le aziende era quello di espandere il proprio raggio d’azione, grazie ai servizi relativi a Facebook offerti agli utenti dalle compagnie di telefonia mobile. Inoltre, come specificato dal vicepresidente di Facebook, Ime Archibong, le aziende coinvolte non avrebbero commesso violazioni dei termini del contratto né utilizzato i dati ricevuti in modalità diverse da quelle previste.

Le scuse e le rassicurazioni del portavoce, però, non hanno del tutto tranquillizzato gli utenti, ancora scossi dallo scandalo che lo scorso marzo ha colpito Cambridge Analitica, nota società di propaganda elettorale, accusata di aver siglato un accordo con Facebook e di aver usufruito dei dati di circa 87 milioni di utenti senza il loro consenso.

A distanza di circa una settimana dal primo caso, il noto social ha visto emergere un nuovo problema: sembra che, dal 18 al 27 maggio scorso, un virus abbia colpito i software, rendendo visibili a tutti gli utenti dei post pubblicati con restrizioni di privacy.

Il bug sarebbe stato eliminato da Facebook il 22 maggio, ma questo non ha impedito l’inizio dell’ennesima polemica, che ha visto protagonisti soprattutto gli utenti coinvolti. Anche in questo caso Facebook ha deciso di scusarsi per l’inconveniente, precisando che interverrà immediatamente per avvisare tutti gli utenti coinvolti dall’errore e invitarli a rivedere i post di quel periodo.

È stato inoltre precisato che il virus non avrebbe colpito post pubblicati in periodi precedenti o successivi a quello indicato nelle dichiarazioni ufficiali.

Immagine di repertorio