Hannes, la protesi microelettrica che restituisce fino al 90% dei movimenti

Hannes, la protesi microelettrica che restituisce fino al 90% dei movimenti

Le dita si piegano e il polso anche. Si chiama Hannes ed è la mano robotica creata da Rehab Technologies, ovvero il laboratorio di ricerca voluto nel 2013 da IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) e INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro).

La mano, che non necessita di interventi chirurgici per essere impiantata, ha un sistema di controllo microelettrico, detto DAG (Dynamic Adaptive Graspche), che utilizza gli impulsi dei nervi per riprodurre prese e movimenti.

Le dita avvolgono l’oggetto distribuendo automaticamente la forza, in modo tale che la presa sia stabile anche se l’oggetto si muove“, racconta Lorenzo De Michieli, coordinatore del progetto, a la Repubblica. L’impianto, estraibile e la cui batteria dura circa un giorno, consente il pinch grasp, la possibilità di afferrare tra pollice e indice oggetti piccoli; il power grasp, la possibilità di sollevare fino a 15 chilogrammi; e il lateral grip, la possibilità di prendere oggetti sottili.

Le dita, poi, possono assumere fino a cinque diverse posizioni e roteare da destra verso sinistra e da sinistra verso destra.

Il nome, Hannes, è un omaggio al professor Johannes Schmidl, direttore tecnico del centro protesi INAIL di Vigorso di Budrio, scomparso nel 1996 e a cui si deve l’attività di ricerca su protesi microelettriche già nel 1965.

L’idea, oggi, è di arrivare sul mercato nel 2019 con un prezzo complessivo di 10 mila euro, “non tanto in realtà, considerando che gli arti sostitutivi di alto livello costano anche il doppio”, commenta De Michieli. Marco Zambelli, il paziente che ha testato per primo la nuova mano robotica, si mostra entusiasta: “A 15 anni ho perso l’arto. Questa è una delle migliori mani che abbia mai ricevuto”.