“Non si possono associare, forse non ci siamo capiti!”: il cerchio perfetto della “famiglia” di Monreale. I DETTAGLI

“Non si possono associare, forse non ci siamo capiti!”: il cerchio perfetto della “famiglia” di Monreale. I DETTAGLI

PALERMO – Operazione importante condotta nelle prime ore della mattinata di oggi da parte dei carabinieri di Monreale, che hanno disarticolato la famiglia dello stesso comune applicando un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia – Sezione territoriale di Palermo. Sono state arrestate sei persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata (qui i nomi).

Le complesse indagini hanno consentito di documentare la riorganizzazione territoriale di cosa nostra, avvenuta nell’arco di pochi mesi, dopo l’esecuzione delle operazioni anzidetti consentendo, in particolare, di individuare i vertici ed i nuovi assetti della storica famiglia mafiosa di Monreale. Confermato, tra l’altro, come la famiglia mafiosa di Monreale costituisca una delle articolazioni più rilevanti del mandamento di San Giuseppe Jato, anche in considerazione della posizione strategica attesa la vicinanza alla città di Palermo e alle altre famiglie mafiose della provincia palermitana.

I militari dell’Arma hanno compreso, con modalità oggettive e documentate, come si sia verificata nel tempo all’interno dell’organizzazione mafiosa del mandamento di San Giuseppe Jato, e della famiglia di Monreale in particolare, una rapida evoluzione degli equilibri associativi. Delineato, inoltre, l’organigramma della famiglia mafiosa di Monreale e ricostruite due vicende estorsive ai danni di imprenditori del settore edile.

È stata accertata l’esistenza di una vera e propria cassa gestita dal mandamento di San Giuseppe Jato, al cui interno periodicamente confluivano le risorse illecitamente acquisite dagli indagati, derivanti prevalentemente dalle estorsioni praticate su larga scala nel territorio di Monreale.

Sono stati acquisiti numerosi elementi indiziari a carico di Sergio Damiani, attualmente detenuto per effetto della condanna definitiva a 11 anni di reclusione per associazione mafiosa a seguito dell’arresto nell’ambito dell’operazione “Nuovo Mandamento”, che  era stato già individuato quale reggente della famiglia di Monreale non appena scarcerato.

La sua designazione è riemersa nel corso di un’intercettazione ambientale tra Alberto Bruscia e il cognato Salvatore Lupo, i quali, discutendo del ruolo di reggente assegnato qualche giorno prima proprio a quest’ultimo dai vertici del mandamento di San Giuseppe Jato, si sono mostrati consapevoli che questo incarico sarebbe prima o poi cessato con la nomina di una persona di più elevato spessore mafioso. Questa persona sarebbe stata proprio Damiani (“Lupo: Nuovo Papa… nuovo Papa a chi mettono? ….. Non hanno nessuno, forse non lo hai capito. L’unico PAPA che poteva essere con loro sai chi era? SERGIO!”).

L’ingresso di Damiani nella reggenza della famiglia monrealese sarebbe stato particolarmente gradito a Ignazio Bruno, deputato sostituto di Gregorio Agrigento per quanto concerne il mandamento della valle dello Jato anche per il rapporto di lunga e duratura amicizia che lo aveva legato all’esponente della famiglia monrealese.

Dalle indagini è emerso anche l’importanza del ruolo assunto da Antonino Sciortino che, per la sua caratura criminale, è stato materialmente “affiliato” alla famiglia di Monreale con l’avallo dei vertici mandamentali di San Giuseppe Jato, manifestato con una formale autorizzazione da parte di Girolamo Spina.