L’atterraggio di Philae. Parlano alcuni studenti del dipartimento di fisica di Catania

L’atterraggio di Philae. Parlano alcuni studenti del dipartimento di fisica di Catania

A distanza di 10 anni dalla partenza della sonda Rosetta per la volta celeste l’umanità ha compiuto un grande passo verso la conoscenza delle proprie origini e di quelle dell’intero universo. Per la prima volta nella storia, un lander è atterrato su di una cometa. Philae, il nome del lander in questione, è giunto sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko giorno 12 novembre, dopo essersi staccato dalla sonda Rosetta.

Ciò è stato possibile grazie al transito periodico della cometa che attraversa la parte interna del sistema solare ogni sei anni e mezzo circa. L’orbita della cometa è tale che quest’ultima passi tra Giove, il quinto pianeta più distante dal sole, e la nostra Terra.

La cometa, osservata per la prima volta nel 1969, è stata studiata più volte dagli astronomi che hanno determinato la presenza su di essa di diversi gas comuni sulla terra come il monossido di carbonio, il metano e l’anidride carbonica oltre ad atri elementi come il sodio e il magnesio, non presenti sul nostro pianeta nel loro stato gassoso ma in forma solida.

L’eccezionale evento ha portato con sé sia l’inevitabile entusiamo degli scienziati che la curiosità della popolazione mondiale. Una discreta nicchia di persone ha però apertamente deciso di non seguire l’alto consiglio dell’Ulisse dantesco, “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”, dichiarando l’epica impresa un inutile spreco di denaro.

Tra l’indignazione dei, fortunatamente, pochi e la gioia dei molti, il piccolo Philae, grande come una lavatrice, pur non riuscendosi ad ancorare nel punto predestinato e rischiando di cadere in un cratere, è riuscito a darci informazioni importantissime sulla composizione del nucleo della cometa; sappiamo, infatti, che la superficie della cometa è rocciosa, almeno per quanto riguarda la parte su cui il lander è atterrato, è coperta da uno spesso strato di pulviscolo che conferma la natura “polverosa” della cometa. Questo è quello che si evince dalle immagini che il lander ha mandato appena atterrato.

Nel momento in cui Philae si è stabilizzato, nei limiti del possibile, ha messo in funzione i laboratori al suo interno per farci conoscere la composizione del suolo della cometa. Giorno 14, dopo meno di 48 ore dall’atterraggio, l’ESA ha comunicato al mondo intero l’inizio della “biopsia” attraverso l’uso di un trapano, costruito al Politecnico di Milano, che ha trivellato il suolo permettendo ai laboratori interni di studiare il manto roccioso della cometa e di inviarci i dati che adesso attendono solo di essere analizzati.

Il grande successo di questo viaggio, iniziato nel marzo 2004, si prevede continuerà per buona parte del 2015. Per ora aspettiamo cauti che il sole batta sui pannelli solari di Philae per ricaricare le sue speciali batterie.

È un po’ triste vedere però come tale mastodontica impresa venga quasi ridicolizzata da alcuni giornalisti italiani additando con sdegno la fattura italiana del trapano del lander. Ciò che meraviglia di più è notare come un’impresa di tale calibro, potenzialmente cruciale per la comprensione dello sviluppo della vita sulla terra e per una maggiore conoscenza del comportamento delle comete nell’universo, sia considerata solo un mero spreco di soldi e non un “balzo da gigante per l’umanità”.

Dal dipartimento di Fisica dell’università di Catania,

Federico Mastellone & Melissa Scalisi