Chiusura Auchan S.G. La Rena, Filcams Cgil: “Chiediamo la ricollocazione di 101 lavoratori”

Chiusura Auchan S.G. La Rena, Filcams Cgil: “Chiediamo la ricollocazione di 101 lavoratori”

CATANIA – Una storia lunga vent’anni che adesso volge al termine. Un pezzo dell’economia e della grande distribuzione catanese chiude i battenti. Stiamo parlando del centro commerciale Auchan del quartiere San Giuseppe La Rena a Catania, per il quale quasi due mesi fa la proprietà ha annunciato la chiusura, rendendo incerto il futuro di oltre 100 dipendenti.

A questi ultimi la comunicazione è arrivata all’inizio dello scorso mese di aprile e a partire da allora si sono susseguite da parte dei sindacati le azioni di protesta per trovare una soluzione che permetta ai lavoratori di poter continuare a svolgere la loro attività. Ma prima di passare ad analizzare l’attuale situazione vanno fatte alcune precisazioni.

Il grande magazzino in questione, aperto nel 1998, ha cominciato a vedere un forte calo delle vendite quando qualche anno fa fu aperto un altro centro commerciale Auchan, molto più grande, nell’estremità meridionale del capoluogo etneo, al quartiere Pigno.

Inoltre la prospettiva dei trasferimenti al Nord Italia viene vista dai vertici delle sigle sindacali come strumentale e il cambio di nome in Città Mercato, avvenuto nel 2013, fu un progetto pilota attuato dall’azienda per una vendita di prodotti low cost, che però non ha avuto una durata lunga. Lo stato attuale e i possibili sviluppi futuri ce li mostrano il segretario generale Filcams Cgil, Davide Foti, e il responsabile Terziario e Commercio dello stesso sindacato, Francesco Munzone.

La comunicazione di cessazione attività entro il 30 aprile – spiegano Foti e Munzone – c’è arrivata una mattina nei primissimi giorni dello stesso mese, quando hanno fatto uscire i lavoratori dal punto vendita, abbassando le saracinesche. Si tratta di 101 dipendenti, che per quattro anni hanno avuto dei contratti di solidarietà, con riduzione di orari di lavoro, più 7 capi reparto, che saranno quasi certamente trasferiti altrove. Riteniamo comunque illegittimo chiudere un punto vendita come quello di San Giuseppe La Rena, un luogo strategico per il quale l’azienda negli ultimi 5 anni aveva attuato una politica low cost e che adesso abbandona anche perché deve sostenere i costi dell’altro centro commerciale poco più distante. Per quest’ultimo, nei primi 5 anni ci fu una forte defiscalizzazione e per questo l’azienda si è fatta concorrenza lei stessa. Nel ’98 eravamo quasi 500, nel 2010 100 vennero trasferiti al Pigno e adesso ci ritroviamo in 108″.

E proprio il domani di questi ultimi è appeso a un filo, in quanto per qualcuno di loro si prospetta il trasferimento al Nord, ma l’accordo con l’azienda ancora non è stato trovato.

“Il trasferimento al Nord – continuano Foti e Munzone – è un licenziamento camuffato. Noi invece abbiamo chiesto il ricollocamento di 101 persone in altri punti vendita Auchan tra le province di Catania e Siracusa e parte di quella di Palermo. Al momento sono certi solo 55 posti su 101 e lunedì avremo una riunione con la proprietà. Mercoledì invece saremo al Mise per capire se ci sono quantomeno ipotesi di accordo. Noi non siamo riusciti a mettere su un tavolo le aziende consorelle di Auchan, per le quali sono stati assunti anche stagisti, e dopo una prima apertura il sindaco di Catania non ci ha dato più risposta. Le istituzioni sono latitanti in questo senso. Inoltre Auchan è proprietaria di tutto lo stabile e se la vuole vendere la nuova società dovrà farsi carico dei lavoratori”. 

L’edificio contiene anche altri negozi e questo sarà un problema di non poco conto perché i proprietari potranno continuare la loro attività, ma tutto diventerà più difficile.

“Chiudendo l’ipermercato – concludono Foti e Munzone – loro avranno un calo delle vendite. Inoltre anche la società di pulizie del luogo vedrà 11 licenziamenti. Così la struttura avrà un costo pazzesco, quando in realtà si potrebbe stabilire li un’altra attività e per questo le possibilità ci sono, ma ancora non è stato trovato l’accordo con un’altra società. Tutto questo è conseguenza della crisi economica che c’è stata in Italia e delle politiche sbagliate dell’azienda, che ha dato più risalto al centro commerciale del Pigno, per il quale per 5 anni non sono state pagate tasse. I grandi marchi stanno abbandonando il meridione. Speriamo che l’accordo si trovi perché crediamo che una sistemazione certa per 101 persone, anche un esodo incentivato, si possa trovare a differenza dell’ultima volta, lo scorso 18 maggio. Il Mise potrà darci una mano a trovare un accordo”.