Sesso e disabili: in Italia 20 Love Giver per l’erotismo dei diversamente abili

Sesso e disabili: in Italia 20 Love Giver per l’erotismo dei diversamente abili

Si chiama Anna e ha 33 anni. Vive a Mestre, ma ha conseguito una laurea triennale in Filosofia a Venezia. Dopo il titolo, si è dedicata alla sua più grande passione – che è diventata anche il suo lavoro -: la fotografia. La 33enne, però, è una delle 20 persone in tutta Italia che da ottobre sta seguendo il corso per diventare Love Giver, in pratica assistente sessuale alle persone con disabilità. L’idea è nata leggendo un articolo giornalistico, pubblicato nel 2012, in cui veniva raccontata la figura di una Love Giver svizzera e che si concludeva proprio con la presentazione al Senato italiano del disegno di legge nell’aprile 2014.

Ma chi è un Love Giver? L’assistente sessuale è un operatore professionale (uomo o donna) con orientamento bisessuale, eterosessuale o omosessuale che deve avere delle caratteristiche psicofisiche e sessuali “sane”. Attraverso la sua professionalità, supporta le persone diversamente abili a sperimentare l’erotismo e la sessualità.

L’operatore, formato da un punto di vista teorico e psicocorporeo sui temi della sessualità, permette di aiutare le persone con disabilità fisico-motoria e/o psichico/cognitiva a vivere un’esperienza erotica, sensuale e/o sessuale. Gli incontri, infatti, si orientano in un continuum che va dal semplice massaggio o contatto fisico, al corpo a corpo, sperimentando il contatto e l’esperienza sensoriale, dando suggerimenti fondamentali sull’attività autoerotica, fino a stimolare e a fare sperimentare il piacere sessuale dell’esperienza orgasmica. Il termine corretto per definire l’assistente sessuale è infatti quello di “assistente per la sana sessualità e il benessere psico-fisico delle persone disabili”.

Secondo quanto dichiarato dalla stessa Anna, lei sarebbe diventata Love Giver per fare qualcosa di buono per gli altri. Un disabile fisico – secondo le sue parole – viene continuamente toccato per ogni suo bisogno, tranne che nella zona genitale. Dopo essere entrata in contatto con l’associazione che proponeva questa nuova “figura assistenziale”, Anna si è iscritta ad un corso di 300 ore – 200 di teoria e 100 di tirocinio e pratica – con sede a Bologna.

La figura del Love Giver, afferma la giovane, esiste già da tanto tempo in vari paesi del mondo, ma spesso viene associata alla figura di una prostituta. In Italia invece si sta cercando di superare questa visione e creare figure professionali che siano in grado di indirizzare le persone disabili alla sessualità. Non si pensa ad un rapporto completo: infatti il limite massimo imposto è la masturbazione.