Correlazione tra obesità, sindrome metabolica e ipogonadismo maschile

Correlazione tra obesità, sindrome metabolica e ipogonadismo maschile

È a tutti noto come l’obesità giochi un ruolo importante quale fattore di rischio per molte patologie, quali l’infarto del miocardio, il diabete mellito, le dislipidemie, patologie osteoarticolari e tumorali. Non tutti però conoscono il nesso esistente tra l’obesità e soprattutto tra l’eccesso del tessuto adiposo e il corretto funzionamento della funzione testicolare.

Una recente metanalisi condotta su oltre 60 studi clinici pubblicati ha avanzato la proposta di includere il LOH (ipogonadismo insorto in età avanzata) tra le condizioni comprese nella definizione di Sindrome Metabolica.

Numerose osservazioni documentano una riduzione dei livelli di testosterone nei soggetti con sindrome metabolica.

Partendo quindi dall’aumento del grasso viscerale, cerchiamo di riassumere i meccanismi che portano all’ipotestosteronemia.

L’aumento della leptina agisce a livello ipofisario riducendo l’ampiezza delle oscillazioni di LH da parte dell’ipofisi e questo porta ad un minor stimolo sulla secrezione di testosterone. Nel tessuto adiposo, l’aumento della attività aromatasica porta ad una conversione testosterone- estradiolo. A sua volta, l’aumentata produzione di estrogeni, determina nei maschi una riduzione della secrezione di LH e, conseguentemente, una minore disponibilità di testosterone sia libero che totale.

Dal canto suo, la riduzione del testosterone porta, attraverso una aumentata attività della lipoprotein-lipasi, ad una aumentata sintesi di trigliceridi con l’instaurarsi quindi di un circolo vizioso.

Inoltre, l’insulino-resistenza propria dell’obesità viscerale, provoca essa stessa una riduzione della disponibilità di testosterone attraverso una riduzione della sintesi epatica di SHBG (la proteina che veicola il Testosterone nel sangue).

La valutazione della funzione testicolare va eseguita in tutti i soggetti obesi o con sindrome metabolica? Le linee guida della Endocrine Society suggeriscono la valutazione solo in presenza di segni clinici quali la riduzione della libido o una disfunzione erettile, attraverso il dosaggio nel sangue del testosterone totale, del testosterone libero e della SHBG.

Quando iniziare un trattamento? La terapia non va iniziata per valori di Testosterone > 12 nmol/L (346 ng/dl); La terapia va iniziata per valori di Testosterone < 8 nmol/L (231 ng/dl). I valori di Testosterone compresi tra 8 e 12 nmol/L sono ritenuti borderline e l’indicazione al trattamento va considerata in rapporto alla presenza di sintomi, all’età del paziente e alla situazione clinica.

La terapia sostitutiva androgenica nell’ipogonadico riduce l’obesità viscerale, e il calo ponderale conduce a un proporzionale aumento dei livelli di Testosterone. Anche il profilo biologico di sensibilità all’azione insulinica sembra rispondere positivamente, nei soggetti ipogonadici, alla supplementazione androgenica.

Salvatore-Mazzarino