Intelligenza artificiale in sala operatoria, grande opportunità o miraggio?

Intelligenza artificiale in sala operatoria, grande opportunità o miraggio?

Da qualche anno a questa parte si parla con sempre maggiore insistenza di intelligenza artificiale applicata alle quotidiani mansioni umane. L’innovazione tecnologica promette infatti di semplificare le nostre vite, apportando benefici e soluzioni anche in quei settori più delicati per la mano umana.

Uno di questi è certamente la chirurgia, dove la massima accuratezza è una delle componenti fondamentali per la buona riuscita di un intervento. Da parecchio tempo ormai robot e computer hanno fatto ingresso nel mondo della medicina, supportando gli specialisti nel corso delle operazioni chirurgiche.

Ad oggi i robot utilizzati in tutto il mondo in questo campo sono circa 4mila. Una piccola parte di essi è presente anche in Italia. Queste macchine vengono impiegate per operazioni di prostatectomia, asportazione di tumori, interventi ai reni, all’addome e al torace.

L’apparecchiatura più famosa in questo campo è certamente il Da Vinci, considerato anche il modello tecnologico più avanzato tra i robot chirurgici. Da una parte, le sue braccia meccaniche operano con precisione sul paziente, mentre dall’altra il medico comanda e direziona gli arti monitorando l’intervento attraverso uno schermo in 3D.

Ma la nuova sfida adesso sembra essere quella di riuscire a realizzare macchine “intelligenti” capaci di intervenire e prendere decisioni autonome in sala operatoria. Come detto, la tecnologia impiegata nel settore chirurgico è interamente gestita da esseri umani. In pratica, dietro ogni azione di una macchina, vi è l’occhio attento di uno specialista.

Da tempo i “giganti” della tecnologia come Google, Facebook e Apple stanno accelerando per riuscire a creare macchine cognitive capaci di produrre “pensieri” come un essere umano. L’obiettivo di base è quello di realizzare sistemi in grado di imparare di volta in volta, al pari di uno scolaro. Non mancano, comunque, gli scettici.

Secondo alcuni esperti, l’introduzione di macchine pensanti potrebbe rappresentare alla lunga un pericolo per l’uomo, che rischierebbe di essere soppiantato nelle sue attività. Per altri il pericolo non sussiste poiché il divario tra macchine ed esseri umani sarebbe ancora troppo ampio per essere colmato in poco tempo.