Auto driverless e primi incidenti

Auto driverless e primi incidenti

Domenica 18 marzo 2018 un’automobile a guida autonoma, per la precisione una Volvo XC90, del colosso Uber ha investito e ucciso una donna di 49 anni a Tempe vicino Phoenix, in Arizona. L’unico tecnico a bordo, purtroppo, non è riuscito a intervenire.

L’incidente, causato da un malfunzionamento dei sistemi radar e GPS, è avvenuto a 65 km/h. Netta la risposta dell’azienda: sospendere ogni esperimento relativo alle driverless car. Dopo il sinistro, adesso, c’è il rischio che anche gli altri protagonisti del mercato, Waymo di Google, Lyft di Tesla, rallentino la ricerca.

Al San Francisco Chronicle, Uber ha spiegato che «sarebbe stato difficile evitare la collisione in qualche modo, sia che l’auto si guidasse da sola o che fosse condotta da un essere umano, visto che la donna è spuntata dal nulla in mezzo alla strada».

Come sostiene il giornalista ed esperto di tecnologia Simone Cosimi di Wired, «probabilmente c’è da mettersi l’anima in pace: nessun sistema potrà mai sfoggiare il livello assoluto di sicurezza. Il rischio zero, insomma, non esiste. Di vittime ne arriveranno altre, specialmente nei prossimi anni». Verosimilmente Cosimi ha ragione: se la sperimentazione dovesse proseguire, specialmente nei centri urbani, altri morti non sono da escludere. Si tratta di sistemi non perfetti, fallibili proprio perché progettati da esseri umani. È necessaria una regolamentazione, sia in fase di test sia per quanto riguarda la messa in commercio dei veicoli. Vedremo.